Stop della Commissione a #StopVivisection
E’ di ieri la notizia che la Commissione Europea ha dichiarato inammissibile la richiesta di abolizione della Direttiva 2010/63/UE (la norma europea dedicata alla sperimentazione animale) promossa da Stop Vivisection.
La richiesta nasceva all’interno di una campagna lanciata nel giugno 2012 e terminata nel 2013, all’interno del quale, sotto la sigla “Stop Vivisection”, sono state raccolte oltre 1 milione di firme. Questo ha reso possibile la sua presentazione formale a Bruxelles presso la Commissione Europea lo scorso maggio. Ieri la Commissione ha risposto all’iniziativa, in modo negativo.
E’ utile analizzare le motivazioni alla base del pronunciamento, senza entrare in disamine etico-scientifiche sulle quali la nostra Associazione ha già più volte espresso parere. Nonostante il chiaro incipit del pronunciamento che recita
L’UE condivide la convinzione alla base dell’iniziativa dei cittadini, ossia che la sperimentazione sugli animali debba essere gradualmente abolita, e di fatto è questo l’obiettivo ultimo della legislazione unionale
la Commissione ribadisce dei concetti fondamentali quali:
Gli studi sugli animali sono sempre stati di fondamentale importanza nella prevenzione e nella riduzione delle malattie dell’uomo e degli animali, contribuendo a migliorare la salute e la qualità della vita nonché ad allungare la speranza di vita
ed ancora
La Commissione non concorda tuttavia sull’esistenza di evidenze scientifiche che invalidano il modello animale: malgrado le differenze con gli esseri umani, è soprattutto grazie ai modelli animali che è stato possibile trovare quasi tutte le cure mediche e le misure di prevenzione di cui disponiamo oggi per trattare con efficacia e in sicurezza le malattie dell’uomo e degli animali
ed infine
La Commissione è del parere che la sperimentazione animale non costituisca un freno allo sviluppo di strumenti di ricerca alternativi.
Per questi motivi, nel documento la Commissione esplicita che intende intraprendere quattro azioni per promuovere lo sviluppo di metodologie di ricerca animal-free:
1. Accelerare la diffusione del principio delle 3R attraverso la condivisione delle conoscenze
2. Sviluppo, convalida e attuazione di nuovi metodi alternativi
3. Garanzia del rispetto del principio delle 3R e allineamento della normativa settoriale
4. Dialogo con la comunità scientifica.
Quest’ultimo punto è dirimente: non si possono adottare strumenti normativi impattanti sulle metodologie scientifiche senza un dialogo con la comunità scientifica.
In questo l’Europa si dimostra molto più attenta e preparata del legislatore nostrano che invece strizza l’occhio a gruppi di influenza animalisti invece di confrontarsi con la comunità scientifica. Esempio ne è il provvedimento di recepimento della Direttiva 2010/63/UE, che inspiegabilmente e del tutto arbitrariamente introduce elementi restrittivi rispetto la normativa europea come il divieto di allevamento di cani, gatti e primati per fini sperimentali (ma non il divieto di utilizzo a fini sperimentali). Allo stesso modo, è triste rilevare che la recente “mozione Taverna” basata sull’idea tutta da dimostrare (e da quanto sottolineato anche dalla Comissione: ad oggi indimostrabile), che
la sperimentazione sugli animali veniva utilizzata in passato, ma oggi esistono metodi più efficaci, come quelli che utilizzano tessuti prodotti in vitro.
Fortunatamente, in questo caso, la mozione è stata recepita dal Governo in una formulazione diversa dall’originale in ottemperanza a quanto stabilito dalla Direttiva 2010/63/UE. Rimane tuttavia preoccupante la scarsa conoscenza in questo campo, soprattutto in Italia: basti pensare che su 1.173.130 firme a favore della Campagna Stop Vivisection ieri rigettata, 690.325 sono state raccolte nel nostro Paese.
E bene quindi ricordare in questa sede che l’organizzazione FRAME (Fund for the Replacement of Animals in Medical Experiments), ha dichiarato che
“it is unrealistic to assert that all animal procedures are now unnecessary and that they can be replaced by suitable non-animal methods”.
Allo stesso modo, Thomas Hartung, direttore del Center for Alternatives to Animal Testing presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, notoriamente contrario alla sperimentazione animale ha dovuto ammettere in un incontro al Senato sull’argomento promosso dal Movimento 5 Stelle che (1:17:08)
La legislazione europea è una buona legislazione, ma l’importante è l’implementazione. Non credo che possiamo abbandonare tutti gli animali adesso, oggi, perchè abbiamo così tante cose che dipendono da questo tipo di ricerca e non abbiamo abbastanza metodi da offrire, ma possiamo utilizzarne di meno.
Noi, da Biotecnologi, riteniamo questa posizione condivisibile così come condividiamo il pronunciamento della Commissione Europea. Sappiamo altresì che proprio le tecniche bio-molecolari e cellulari, così come quelle bioinformatiche, hanno dato e daranno sempre di più un contributo fondamentale per il miglioramento dei correnti paradigmi di ricerca scientifica e per l’elaborazione di nuovi modelli di sperimentazione non basati sull’utilizzo di animali. Tuttavia, siamo coscienti che tali modelli più che essere alternativi sono complementari, e difficilmente sostituiranno in toto l’utilizzo degli animali ma piuttosto ne ridurranno l’utilizzo. E’ importante però che la comunità scientifica sia al centro di questa “rivoluzione” e che la politica adotti decisioni science-driven. Come quella di ieri. Speriamo sia questa la strada maestra, e ci auguriamo che anche nel nostro Paese l’opinione pubblica e la politica ascoltino di più gli scienziati.
Daniele Colombo