Anche il pesco ha il suo punto G
Cosa trasforma la pelle vellutata di una pesca in quella liscia e lucente di una nettarina? Ora un gruppo di ricercatori italiani guidati dal Parco Tecnologico Padano, dal CRA di Roma e dall’Università di Milano ha svelato il mistero trovando il punto ‘G’ della pesca, così è stato infatti denominato il gene responsabile di questa caratteristica.
Il lavoro, pubblicato dalla rivista open access Plos One, è stato firmato dagli stessi ricercatori già protagonisti del consorzio internazionale che ha pubblicato il sequenziamento del genoma del pesco esattamente un anno fa.
“Per cercare di capire – spiega Laura Rossini, ricercatrice dell’Università di Milano che opera presso il Parco Tecnologico Padano di Lodi – quale gene controlla questo carattere, abbiamo utilizzato un incrocio fra una varietà di pesca (Contender) con una di nettarina (Ambra) andando poi a cercare il gene responsabile di questo carattere in una regione ristretta del genoma. Confrontando la sequenza del DNA di questa regione in diverse pesche e nettarine abbiamo identificato 291 SNP, piccole differenze in una singola lettera del DNA. Una di queste differenze suggeriva come candidato un gene MYB che è strettamente imparentato con un gene responsabile della formazione delle fibre nel cotone. Questa differenza abbiamo scoperto era dovuta alla presenza nelle nettarine, all’interno di questo gene, di una inserzione di un frammento di DNA che ne distrugge la funzionalità”.
Una scoperta che è anche un buon segno per la ricerca italiana che, nonostante tagli e vessazioni, riesce comunque a produrre buoni risultati, visto che fino ad ora, per sapere se una pianta avrebbe dato pesche o nettarine, era necessario aspettare che andasse a frutto o conoscere il suo pedigree. Il risultato va poi visto anche alla luce del fatto che l’Italia è il secondo produttore mondiale di pesche (il 30% delle quali nettarine) del mondo, dietro solo alla Cina, terra di origine di questo frutto.