L’Italia non è meritocratica per educazione

Da ieri abbiamo un nuovo Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ed è appassionata di merito. Già un anno fa aveva posto la sua attenzione su questo tema in particolare per quanto riguarda l’Università. A mio avviso però forse, per creare la coltura del merito, bisogna cominciare un (bel) po’ prima.

 

Cerco in questo pezzo uscito oggi su Strade di spiegare il perché.

La parola meritocrazia piace molto eppure, sembrerà banale, per essere un paese meritocratico bisogna anche fare in modo di esserlo. E noi, a dirla tutta, ci siamo impegnati a fondo per non esserlo. Fin da piccoli.

E’ inutile ripetere i dati sulla (scarsa) qualità dei nostri studenti, già ruvidamente tracciati da Fabio Scacciavillani su Strade. Proviamo piuttosto a chiederci il perché. Supponendo che le differenze cognitive tra studenti giapponesi, inglesi, kazaki e italiani siano trascurabili, si potrebbe pensare che a portare a questi risultati sia il modello di scuola che abbiamo costruito con sudore e fatica in questi anni, con l’aggiunta forse anche di un pizzico del generale (dis)impegno che abbiamo profuso sul fronte educativo come società.

Prendiamo ad esempio le Scuole Medie… prosegui la lettura su Strade on-line.

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