Io, schedato per essere messo a tacere (preventivamente)
Ieri sono andato all’incontro, organizzato da Nelcuore.org alla Camera dei Deputati, intitolato “La ricerca scientifica senza animali per il nostro diritto alla salute”. Per partecipare ho fatto regolarmente richiesta il giorno prima per mail. La richiesta mi è stata confermata.
Per quale motivo sono andato?
Credo che un argomento così importante e delicato necessiti di dialogo e di confronto, specie tra coloro che la pensano in maniera diversa; si può sempre imparare qualcosa (e in effetti ieri qualcosa l’ho imparato). Inoltre, essendo biotecnologo e aspirante giornalista scientifico, credo fosse un’ottima occasione per esercitare questo ruolo ed eventualmente fare domande sul tema.
Diciamo subito che l’incontro riguardava quasi esclusivamente gli aspetti scientifici della questione e, devo ammettere, suona un po’ strano che non fosse stato invitato nessun rappresentante di quel 90% circa di scienziati che ritengono ancora la sperimentazione animale ad oggi ancora insostituibile in molti casi. Magari avrei chiesto questo, o magari avrei chiesto come pensavano di poter sostituire con computer e cellule in vitro tutti gli esperimenti, comprese le pratiche chirurgiche.
Peccato non averlo potuto fare.
Ero, in effetti, un po’ un pesce fuor d’acqua. Ho un’opinione, non lo nego, che contrasta con quella di chi organizzava l’evento e ho personalmente forti dubbi sulla correttezza scientifica di molte delle cose dette da coloro che hanno parlato, ma non mi sarei mai sognato di mancare di rispetto in un’aula della Camera ai presenti, perché non è mia indole e perché trovo che non sia utile. Me ne sono stato tranquillo ad ascoltare le interviste dei relatori da parte dei vari giornalisti (tg1, tg2, ecc) e nient’altro, in attesa che iniziasse l’evento vero e proprio.
Poi succede che un ispettore di polizia mi chiede gentilmente se posso uscire con lui: nulla di male, sta facendo il suo lavoro in fondo.
Meno bene, invece, il fatto che quelli dell’organizzazione, nonostante non avessi dato alcun disturbo o fatto alcunché di strano, abbiano chiamato qualcuno per schedarmi preventivamente. Ho comunque dato la mia parola che nulla avrei fatto (esattamente come nulla avevo fatto fino a quel momento), se non alzare la mano e chiedere educatamente di prendere parola.
Tempo dieci minuti e l’ispettore mi richiama (vi tralascio lo sguardo di una dell’associazione che vedendomi uscire mi fulmina con un: “Stai andando via?”).
Purtroppo, dice lui, l’organizzazione ha fatto sapere che all’evento non sono previste domande e che quindi era il caso di non alzare nemmeno la mano o “farsi notare” o c’era il rischio di finire veramente nei pasticci.
Poco importa che i relatori avessero sottolineato di essere disponibili anche a rispondere alle domande.
Per cui, da brava persona educata (anche troppo), me ne sono stato seduto in silenzio. Non posso però dire di non aver sofferto questa arrogante (perché senza motivo) soppressione delle mie libertà individuali.
Perché ostacolarmi in ogni modo, magari nella speranza che mi saltassero i nervi, quando l’unico motivo per cui ero venuto era dialogare su di un tema delicato in un luogo importante dove si decide il futuro della ricerca in Italia?
Non è forse il dialogo e il dibattito il modo migliore per chiarire dubbi, confrontarsi e imparare qualcosa l’uno dall’altro?
Evidentemente gli organizzatori non la pensavano così: evidentemente mi trovavano semplicemente una voce scomoda in un dibattito senza dialogo. Forse pensavano che li avrei messi in imbarazzo con le mie domande (e in effetti su questo avrebbero potuto anche avere ragione).
Di certo non ero lì perché avevo paura dei metodi alternativi.
In ogni caso, la dimostrazione che da certe parti animaliste non ci sia la minima intenzione di confrontarsi sta nel fatto che le due persone “anti-sperimentazione” invitate a parlare oggi al Senato, in occasione di un incontro importante sulla sperimentazione animale organizzato dalla neoSenatrice Elena Cattaneo, non saranno presenti.
CVD.
@FedeBaglioni