Il ricercatore contro la vivisezione

Qualche tempo fa avevo speso due parole su alcuni trucchetti per cercare di distinguere scienza da pseudoscienza e, per esempio, capire chi parla con cognizione di causa su argomenti scientifici.

Una delle “regole” che avevo suggerito di seguire era la seguente:

L’autorevolezza è limitata, generalmente, al campo di studi di un ricercatore

In realtà, purtroppo, si sentono spesso medici parlare di impatto ambientale degli OGM, economisti di sperimentazione animale, cantanti di cellule staminali e così via.

Ecco un esempio di questa poliedricità apparso recentemente sul web:

Un accorato appello del geologo Mario Tozzi contro la sperimentazione animale.

Anzi, lui la chiama vivisezione. Eppure, lui che è uno scienziato, dovrebbe sapere che la vivisezione è oggi vietata, è già considerata una pratica illegale e in nessun laboratorio di ricerca, quantomeno in Europa, la si pratica.

Intendiamoci, ognuno è libero di sostenere ciò che vuole. Posso inoltre accettare che ad avere idee poco chiare sia una persona che non ha una formazione scientifica e che si è informata solo grazie alla televisione, sui giornali e sul web. Mi risulta però più difficile accettare che un personaggio così noto al pubblico come Mario Tozzi, e con un background tecnico come il suo, utilizzi volutamente termini sbagliati che appartengono alla propaganda animalista più che alla scienza.

Poco più avanti Mario Tozzi però rincara:

Non serve sperimentare sugli animali.

Allude cioè al fatto che sia più utile ed efficace utilizzare i metodi “alternativi” che sono però, in realtà, solo metodi complementari (ovvero colture in vitro e test al computer) e che già vengono usati, fin dove possibile, per gran parte degli studi anche da chi fa sperimentazione animale, ma che purtroppo per molti tipi di ricerche non sono ancora in grado di sostituire l’animale intero (come si fa ad esempio a sperimentare un pacemaker su di una coltura cellulare? Come ripristinare l’udito su di un tessuto in vitro?).

Nel discorso, della durata di qualche minuto soltanto, il geologo riesce inoltre a citare indirettamente, sbagliando decennio, la triste vicenda del talidomide come prova a sostegno dell’inutilità della sperimentazione animale, nonostante la vicenda provi esattamente il contrario.

Infine chiude dicendo:

Io come ricercatore, anche se non nel campo delle scienze biologiche, posso dire che si può tranquillamente farne a meno

Ecco, a questo punto mi domando: se è conscio di non avere un’esperienza di ricerca nelle scienze biologiche, perché non ha dato un’occhiata a cosa dice il 95% dei suoi colleghi che in quell’ambito ci lavora prima di dispensare con “tranquillità” un parere così ultimativo (ma soprattutto privo di evidenze scientifiche)?

Perché sceglie, anche se non è il suo campo, di presentare il suo parere personale in qualità di “ricercatore”?

Non ho ancora una risposta a riguardo, ma mi piacerebbe saperlo. In ogni caso, come dicevo in quell’articolo, non tutti gli scienziati sono uguali, alcuni ad esempio decidono di parlare di cose che a quanto pare non conoscono adeguatamente.

 

@FedeBaglioni88

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