Genova, una città per la scienza
Ieri, mercoledì 23 Ottobre 2013 c’è stata l’inaugurazione del Festival della Scienza di Genova che ha ormai compiuto dieci anni. Il programma è davvero ricco di laboratori per grandi e piccoli, di mostre, di interventi e dibattiti dove si parlerà, ad esempio, di OGM, delle previsioni dei terremoti e della sperimentazione animale.
Ci sarà occasione anche per discutere del ruolo dei festival scientifici, delle difficoltà di chi vuole percorrere la carriera del divulgatore scientifico e di cosa voglia dire fare festival di qualità.
Sarà, dunque, una settimana (lunga) ricchissima di eventi e che serviranno anche a ricordare che la scienza, come scritto in calce al titolo dell’edizione di quest’anno (“Bellezza”), può essere bella e coinvolgente.
Non dobbiamo però scordarci che la scienza è soprattutto utile perché, come ha detto ieri all’inaugurazione la neosenatrice nonché ricercatrice Elena Cattaneo, “la scienza rende liberi” anche se faticosa perché richiede passione e dedizione continua.
Per questo vorrei chiudere con un brano del suo appassionante discorso che ben descrive come funziona la ricerca e quanta passione abbiano quei ricercatori che, nonostante la situazione italiana, rimangono nel nostro Paese per trovare soluzioni ai nostri problemi.
“La ricerca non è tanto come una montagna da scalare, ma più come un deserto [quello della non conoscenza] dove ci si può entrare con un’unica convinzione: avere delle idee da mettere in competizione (…). Quando sei in quel deserto dove vai? Non sai se la tua idea sarà giusta. Non c’è scritto in nessun libro di biologia universitario come fare. Quando ti ritrovi in quel deserto da solo è perché hai sbagliato strada o perché sei il primo ad averla trovata? E una volta trovata, scappi o continui? Ci vuole coraggio. Hai 25 anni, sei neolaureato, entri nel tuo laboratorio per seguire una tua direzione e sei solo in questo deserto. E di giovani che restano, nonostante tutto, ce ne sono. Ne sono pieni i nostri laboratori. E non è un coraggio che dura un giorno. Siamo abituati ad accettare i nostri fallimenti e che la nostra idea, per bella che sia, possa risultare negativa. Ma il giorno dopo ricominci.
Ecco, questa è la forza della ricerca, dell’approccio scientifico che rende liberi e anche quella dei ricercatori italiani che, nonostante il “deserto” che spesso accompagna le loro vite, continuano a coltivare la loro passione.
@FedeBaglioni88