I biotecnologi si meritano l’equipollenza
E’ stato un iter lungo, ma è stato ora recepito in pieno il parere del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) del gennaio 2010, con il quale si è sancita l’equipollenza dei laureati in Biotecnologie Mediche, Farmaceutiche e Veterinarie con i laureati in Scienze Biologiche, qualora rispondenti a determinati criteri di merito.
L’ANBI aveva dato, già dallo scorso anno, ampio risalto all’importante traguardo di un parere condiviso, di ampia portata e di grande innovazione, emanato dal CUN in seguito ad un percorso di riunioni, audizioni e raccolta di pareri.
L’inserimento di criteri di merito rappresenta una pietra miliare nelle politiche del CUN. Questo parere infatti apre la strada ad un vero riconoscimento delle competenze curricolari dei biotecnologi secondo il proprio specifico percorso di studi.
In seguito ad una richiesta, difficilmente sostenibile, di una generale equipollenza fra le lauree in Biotecnologie e le lauree in Scienze Biologiche, da ottobre 2010 a gennaio 2011, l’ANBI ha partecipato ad un intensissimo dibattito con il CUN.
La richiesta di un’equipollenza generale, che non tenga conto delle specificità e dei percorsi di studio dei biotecnologi e dei biologi, è stata trovata dall’ANBI come non consona. La posizione dell’Associazione, sposata dalla Conferenza dei Presidi e Presidenti di CdL in Biotecnologie e dal Collegio Biologi Universitari Italiani, è stata di basare l’equipollenza sulla base di un’analisi di merito dei curricola. Questa proposta è stata vincente ed è stata recepita in un documento comune che ha ispirato il parere del CUN.
A rafforzare l’approccio dell’ANBI, il dossier inviato a Marzo 2011 dal presidente dell’Antitrust Catricalà, ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha ribadito la necessità che il parere del CUN, del gennaio 2010, funga da leva per scardinare le barriere alla concorrenza che limitano l’accesso alle professioni biotecnologiche.
“Questo Decreto è un passo fondamentale – spiega Simone Maccaferri, Presidente ANBI – una pietra miliare nella storia della professione biotecnologica. Vorrei andare oltre le logiche corporative, mettendo da parte gli interessi personali e particolari, perché oggi non si compie una celebrazione di un risultato importante, bensì si pubblicizza il riconoscimento di un sacrosanto diritto. Come sempre accade nel nostro Paese, un risultato importante è accompagnato da svariate dichiarazioni di paternità. Non voglio accodarmi a questa inelegante prassi, lasciando alla sensibilità dei biotecnologi il giudizio di chi ha operato nel migliore dei modi. L’ANBI ha voluto fortemente un decreto basato su criteri di merito, e ha lottato contro una equipollenza generalista insostenibile e irricevibile dal CUN (e non ricevuta), lavorando all’interno di una ampio tavolo dove gli interessi erano tanti e le sensibilità diverse, al fine di vedere raccolto questo messaggio. Colgo l’occasione per ringraziare Andrea Lenzi e Fabio Naro, presidente e segretario del CUN, e Sergio Ferrari, presidente della Conferenza dei Presidi di Biotecnologie, che hanno condiviso e supportato l’azione dell’ANBI per un riconoscimento professionale dei biotecnologi che partisse dal merito.
Siamo certi che questa impostazione porterà altri importanti frutti in futuro, in particolare il pieno riconoscimento del biotecnologo nel mercato del lavoro e l’abbattimento delle barriere che ostacolano l’accesso alla professione ai tanti laureati Vecchio Ordinamento, categoria negletta anche all’interno di questo Decreto. Su questo stiamo già lavorando”.
Leggi qui il decreto interministeriale in Gazzetta Ufficiale.
L’ANBI, visto l’articolo 2 comma 3 del Decreto, sosterrà nelle procedure amministrative tutti i Soci che vorranno richiedere il certificato necessario per l’equiparazione al proprio Ateneo.