SA-pevatelo
Visto che avevo sottomano un’animalista di un certo spessore, non potevo non chiederle di commentare la manifestazione in favore della sperimentazione animale svoltasi a Milano sabato scorso. Solerte, come sempre, mi ha prontamente risposto, risposta che condivido con voi. Ecco come la si vede con i suoi occhi.
Il pomeriggio del 1 giugno l’ho passato in casa, sgranocchiando una tavoletta di ottimo cioccolato fondente e augurandomi che nessuno disturbasse la manifestazione di Pro-Test Italia. Augurandomelo, lo confesso, non tanto perché sono voltairiana, ma per bieco interesse utilitaristico.
Molestare, lanciando fumogeni o strillando insulti nei megafoni, giovani studenti e ricercatori intenti nella pacifica diffusione delle proprie idee è il modo migliore per offrire agli “avversari” più intellettualmente disonesti e spregiudicati un’occasione d’oro per squalificare un intero movimento.
Quello che è successo è che una trentina di attivisti del gruppo Centopercentoanimalisti – gli stessi di “inissassa” – hanno raggiunto i manifestanti in Via Mercanti, cercando in tutti i modi di sovrastare le parole dei relatori. Pare abbiano anche rapito uno dei palloncini azzurrini di Pro-Test, che immagino i soci dell’associazone stiano ancora piangendo con somma costernazione: il malcapitato è poi stato sottoposto all’onta di venire pasticciato con osceni slogan anti-sperimentazione.
Stiamo parlando di trenta esagitati che, con un colpo di bacchetta magica sono diventati “gli animalisti”. È da notare che, all’indomani della furbata, i Centopercentoanimalisti hanno pubblicato sulla propria pagina facebook una collezione degli articoli di giornale che hanno nominato i loro tafferugli, gloriandosi della visibilità guadagnata e lamentando di essere stati lasciati soli dalle altre associazioni animaliste. Scrivono nel loro resoconto:CENTOPERCENTOANIMALISTI sono in prima linea contro i vivisettori: ci chiediamo dove fossero tutte le altre associazione e gruppi, e le migliaia di persone che sul web si sono espresse contro la sperimentazione su Animali”.
Non sono neppure gli stessi che hanno fatto irruzione nel dipartimento di Farmacologia, eppure già vengono contrapposti alle facce pulite dei sostenitori della sperimentazione, che splendidamente sorridono. Ora, sorridere è una bella cosa, per carità, ma non credo che il problema dei Centopercentoanimalisti sia che facciano poca ginnastica facciale.
Come ogni gruppo minoritario, l’animalismo ha l’innegabile tendenza ad attirare a sé personalità borderline, in grado di leggere la realtà soltanto attraverso la netta bipartizione amico-nemico. È un tipico desiderio di semplificazione infantile che a mio avviso spiega perfettamente le linguacce e i dispetti, così come le sevizie subite dal povero palloncino: lo sfruttamento animale ha carattere strutturale, ma chi non ha gli strumenti adeguati per comprenderlo finirà sempre per accanirsi contro i singoli.
Ora mi va di essere maligna e di sottolineare che gli “animalisti” non sono affatto gli unici a dividere tra buoni e cattivi. Leggo un po’ dappertutto che gli sperimentatori sarebbero sempre immancabilmente dipinti come nazisti, eppure il famigerato “premio Hitler” da assegnare a personalità che si sono distinte nel campo dell’animalismo l’ha istituito proprio Federfauna (sollevando peraltro l’indignazione dell’ANPI, che ha definito l’iniziativa “aberrante”).
Se serve, posso esprimere la mia piena solidarietà ai ragazzi e alle ragazze di Pro-Test Italia, perché nessuno dovrebbe mai essere ostacolato nella libera comunicazione del proprio pensiero. Ma, onestamente, suppongo non se ne facciano niente. Forse ne ho più bisogno io. E allora mi esprimo solidarietà da sola, per essere continuamente accostata all’immagine di questi soggetti: pure quando me ne sto a casa a mangiare cioccolata.
Serena Contardi