Vandana Shiva, EXPO2015 e l’Università Italiana

Fino al 2 giugno Milano ospiterà gli EXPO Days, una ricca kermesse di eventi dedicata al tema “Nutrire il pianeta”. Tra gli ospiti d’onore dell’Università di Milano Bicocca l’attivista indiana Vandana Shiva, che ha tenuto la sua “lezione” il 16 maggio scorso.

A fare gli onori di casa la prof.ssa Marialuisa Lavitrano, Associato di Patologia Generale e Immunologia, Prorettore per l’internazionalizzazione e componente del Comitato Scientifico Expo.

Secondo il Velino, Vandana Shiva avrebbe proposto la sua ricetta per “Nutrire il Pianeta”:

Per uscire dalla crisi e per dare un nuovo futuro alle giovani generazioni è necessario un cambiamento di paradigma: dobbiamo abbandonare l’austerità per tornare alla semplicità. L’allontanamento dalla Terra è ciò che causa la crisi, solo il ritorno alla terra madre, organismo vivente che interconnette tutti noi, può quindi accordarsi con un modello di sviluppo alternativo, al cui centro si trova il benessere dell’umanità e dal quale nascono prodotti di qualità e nuovi posti di lavoro. Insomma, il futuro della Terrà è la terra stessa.

Non sono poi mancati riferimenti agli impatti negativi degli OGM sulle risorse del pianeta e alle multinazionali.

Lavitrano ha voluto sottolineare che

Vandana Shiva collaborerà con la nostra Università nell’ambito del cluster che all’interno dello spazio espositivo di Expo 2015 sarà dedicato al riso. L’impegno di Vandana Shiva per la salvaguardia dei semi testimonia l’importanza delle risorse alimentari, il pericolo dell’ingegneria genetica e il dovere di garantire una equa distribuzione delle risorse in base ai bisogni. E queste sono anche le grandi tematiche di EXPOMilano 2015, l’importante sfida a cui Milano si sta preparando e alla cui realizzazione il nostro Ateneo ha attivamente collaborato. Siamo convinti che le Università debbano essere in prima linea nel creare e favorire opportunità di condivisione del sapere, per acquisire livelli sempre più elevate di consapevolezza, dialogo e comprensione per affrontare temi fondamentali che riguardano noi tutti. Lo sviluppo sostenibile, la sicurezza e la qualità delle risorse alimentari sono diritti universali a cui non si può rinunciare.

Vandana Shiva ha anche firmato il 17 maggio la Carta universale dei diritti della Terra coltivata, all’interno dello European Socialing Forum per l’Expo 2015, che mette al centro 4 principi: Dignità, integrità, naturalità e fertilità.

Nell’occasione Vandana Shiva ha sottolineato che

dei quattro principi sanciti dalla Carta, la fertilità è quello fondamentale, in quanto connesso alla felicità delle persone e alla base della vita stessa. È importante pertanto salvaguardare la fertilità naturale, e non quella ottenuta tramite sistemi chimici o fertilizzanti. Ritengo che Expo 2015 sia un ottimo punto di partenza e una grande occasione per portare all’attenzione progetti interessanti come la Carta universale dei diritti della Terra coltivata, un’opportunità imperdibile per cominciare un percorso virtuoso per la Terra.

In questi anni Vandana Shiva ha però raccolto più di qualche critica dal mondo scientifico che si occupa di agricoltura e biotecnologie. Diverse delle teorie della Shiva, in particolare sugli OGM, infatti non trovano riscontro o sono anzi contraddette dai dati disponibili come ad esempio la sterilità dei semi GM, la correlazione tra coltivazione di OGM e suicidi o le accuse rivolte al Golden Rice.

L’Università della Calabria ha comunque insignito nel marzo scorso Vandana Shiva della Laurea Honoris Causa in Scienza della Nutrizione con la seguente motivazione:

Vandana Shiva è nota per le sue coraggiose battaglie umanitarie a tutela dell’agricoltura naturale, espressiva della biodiversità, come fonte di nutrizione soprattutto nei Paesi terzi.
A riguardo, la battaglia che si è voluta intestare, il movimento Navdanya (in Hindi significa nove semi), è soprattutto rivolta alla non brevettabilità delle sementi, un paradosso della nostra contemporaneità che cerca, attraverso la biotecnologia e l’agrochimica, di espropriare un patrimonio di conoscenze e di saperi consolidati su cui poggia proprio l’agricoltura di “sussistenza” delle aree più povere del nostro pianeta.
Da ciò la necessità di rivolgere la ricerca innovativa, basata sulle moderne biotecnologie, verso il mantenimento della biodiversità degli eco-sistemi, marginalizzando il più possibile le monoculture estensive, di interesse speculativo.

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