La bioeconomia italiana accende i motori

In Italia si comincia a parlare seriamente di bioeconomia. L’ultima occasione è stata offerta da un seminario che si è tenuto lo scorso 9 maggio a Massa Marittima, organizzato dalla Fondazione Arare dell’ex presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, con la partecipazione di esperti, accademici, imprenditori e politici. Tra questi Paolo Bortolozzi, relatore al Parlamento europeo della Comunicazione sulla bioeconomia.

Bortolozzi ha sottolineato come il settore della bioeconomia sia stimato oggi in Europa in 2000 miliardi di euro e dia lavoro a 22 milioni di persone. Si tratta perciò di un’area su cui investire con forza per generare lavoro e nuovi posti di lavoro. La Commissione europea stima inoltre che per ogni euro investito nei settori della bioeconomia oggi si possa generare un valore aggiunto di 10 euro entro il 2025.

A Massa Marittima si è discusso di come l’Italia possa agganciare questo sviluppo grazie all’uso intelligente delle risorse biologiche e rinnovabili, provenienti dalla terra e dal mare, finalizzato ad uno sviluppo industriale ed energetico ecologicamente e socialmente sostenibile. La Commissione Europea sta sostenendo infatti un processo decisionale volto a tradurre in atti normativi coordinati una strategia indirizzata all’innovazione per una crescita sostenibile dell’economia continentale, rendendola più efficiente e competitiva, con un positivo e significativo impatto sui livelli occupazionali.

Le iniziative della Commissione traggono spunto dalla considerazione che le riserve naturali mondiali, l’aumento della pressione sulle materie prime rinnovabili e gli effetti globali dei cambiamenti climatici, impongano un uso razionale delle risorse. Pertanto un approccio innovativo ed efficiente garantirà un utile supporto allo sviluppo rurale, alla riduzione delle emissioni in atmosfera, un’accentuata sostenibilità dei cicli produttivi e la diffusione dell’innovazione industriale lungo l’intera catena del valore.

Per quanto riguarda i tempi di attuabilità si parla del prossimo anno. “Questa Direttiva specifica sulla bioeconomia – ha dichiarato Bartolozzi – potrebbe entrare in vigore già dal 2014 perché fa parte del programma nuovi fondi strutturali 2014-2020 che sono più mirati, specifici, incisivi ed innovativi rispetto ad altri che già esistono ma sono focalizzati più sulla ricerca”.

In altri termini le Autorità europee stanno finalmente operando in termini reattivi e lungimiranti al paventato declino economico del Vecchio Continente, a fronte del dinamismo dei Paesi emergenti. Per l’Italia è l’ultima chiamata. Secondo Vito Bianco, presidente della Fondazione Arare:

il fronte della produzione di energia da fonti rinnovabili è quanto mai aperto per un paese che importi a caro prezzo gran parte dell’energia che consuma. Con una domanda che dovrebbe aumentare, superata la negativa congiuntura, del 18% nei prossimi 15 anni. Si possono prospettare, quindi, grandi opportunità per tale comparto a beneficio dei territori investiti e dell’intera collettività.

L’energia da biomasse giocherà un ruolo di primo piano. Enrico Bonari, vice direttore della Scuola Superiore Sant’Anna e direttore del Centro di Ricerca Interuniversitario sulle Biomasse da Energia, ha presentato un rapporto di sostenibilità territoriale per ricreare energia in Toscana da biomasse.

In Italia ci sono circa 17 milioni di tonnellate di biomasse da residui agricoli forestali e agroindustriali non utilizzati che potrebbero generare 8/10 tonnellate di corrente e petrolio. Strategie politiche sbagliate, però, hanno portato a una progressiva e importante perdita di ettari di superficie agricola coltivata. Credo sia necessario tornare a coltivare e a produrre qualunque cosa abbia un valore economico definito. Il nostro territorio è in grado di sostenere la produzione di energia, ma occorre massima decentralizzazione dell’energia, valorizzazione delle biomasse residuali agricole e forestali ed esaltazione delle vocazionalità delle aree agricole e industriali.

“Siamo pronti a mettere a disposizione esperienze imprenditoriali e accademiche di primario livello – ha dichiarato Federico Vecchioni, vice presidente Accademia dei Georgofili – e siamo certi che la politica potrà e saprà fornire un prodotto normativo rispondente alle aspettative, oltre ad appropriati strumenti per la crescita economica e per un importante incremento dei livelli occupazionali. Dobbiamo essere preparati ad utilizzare questa occasione della bioeconomia, che porterà importanti risorse in Italia, in Toscana e anche in Maremma, affinché questo dossier abbia le giuste ricadute. Essere pronti significa ricreare un clima di fiducia, attivando un rapporto positivo tra industria, tecnologia e agricoltura per rimettere in piedi quel percorso virtuoso che parte dalla morfologia produttiva di questo Paese”.

Gilda Giovanni – @bioeconomista

Commenti

commento/i