Vannoni, staminali, Beike e la sicurezza delle cure
Vannoni non è stato il primo a riuscire a portare le staminali agli onori delle cronache. I primi furono quelli della Beike Europe con ben altri risultati.
Beike Europe è una società svizzera che organizza veri e propri viaggi della speranza in Cina, dove la gente si sottopone volontariamente a terapie con cellule staminali.
Era il 2009 e, in quel caso, ad occuparsene fu la trasmissione “Mi manda Rai3”, con toni ben diversi da quelli uditi in questi giorni dagli inviati de Le Iene.
Paradossalmente, le critiche mosse in trasmissione alla Beike (in base a quanto riportano le cronache) sono molto simili a quelle che hanno spinto oggi la Magistratura a chiudere la struttura che praticava il “metodo Vannoni”:
Andrea Mazzoleni e Gianni Demarin, rispettivamente vicepresidente e direttore della Beike Europe, continuano a sbandierare i miracolosi risultati ottenuti dai medici cinesi. Peccato che, in realtà, non esista nessuna evidenza scientifica a dimostrazione di tali presunti risultati. Non esistono linee guida. Non è chiara la posologia secondo la quale vengono iniettate le staminali. Non esistono riscontri sul lungo tempo. Sembra, piuttosto, di essere di fronte al classico effetto placebo che, in buona fede, porta alcuni pazienti a supportare la Beike. Nulla di più.
In sostanza, ora come allora, viene contestata l’assenza di metodo scientifico dietro la terapia.
Mentre in Svizzera viene arrestato un “guaritore” accusato di aver infettato, con i suoi aghi da agopuntura, 16 persone con l’HIV, appare sempre più centrale il tema sul come garantire standard minimi di qualità a tutti i malati, non solo a chi si sottopone a cure convenzionali, ma anche a coloro che si avvicinano a pratiche sperimentali o para-scientifiche.