La PCR e la grande frode della carne

La PCR quantitativa irrompe definitivamente nel settore alimentare, ricavandosi un nuovo ruolo nei controlli, dopo quello delle verifiche ufficiali sugli OGM. Le analisi del DNA, infatti, rivelano una frode di dimensioni tutt’altro che trascurabili e aprono un nuovo fronte, quello dell’autenticità.

Se la maggioranza delle analisi sugli alimenti è basata su metodi di chimica, più o meno sofisticati, o di microbiologia, da tempo anche le analisi del DNA hanno preso un posto rilevante. Per determinare l’autenticità, ossia capire se un prodotto è quello che dichiara di essere, il DNA, in quanto prova definitiva delle specie animali o vegetali utilizzate, ha un ruolo centrale. L’hanno ad esempio capito al Parco Tecnologico di Lodi dove hanno anche registrato il marchio DNA Controllato. Così ci si è accorti che ai musulmani osservanti veniva offerta, per sbaglio o frode, anche carne di maiale. Più recentemente è venuto alla luce il problema della carne di cavallo. La carne di cavallo, a quanto risulta finora, viene utilizzata perché molto più economica di quella bovina. E’molto più economica perché non proverrebbe da animali destinati all’alimentazione umana, ma da cavalli allevati per corse o per divertimento e, poi, macellati illegalmente visti i costi di mantenerli durante la vecchiaia e incenerirli.

Vanno chiariti alcuni punti. Non è che le frodi siano una novità di questo mondo corrotto e decadente. Ci sono sempre state. Oggi siamo solo più bravi a scovarle grazie alle tecnologie. In secondo luogo, si tratta di un problema europeo, che ci coinvolge tutti, e le solite voci che si levano per dire che è un problema inglese, o nordeuropeo, o comunque degli altri, perché “Italians do it better”, fanno la altrettanto solita figura quando iniziano ad arrivare i dati (ed il richiamo dei prodotti, vedi Buitoni). Molto facile difendere il sistema Italia prima che arrivino i dati (ideale non averli mai). In realtà, non siamo un disastro, abbiamo le nostre eccellenze e le nostre debolezze, ma siamo fondamentalmente integrati nel mercato internazionale: nessuna isola felice, e nessuna posizione per fare ad altri la morale. Per chiudere sui siparietti italiani, ovviamente si è invocata l’etichettatura di origine obbligatoria (carne italiana!) che, secondo alcuni, è la panacea di tutti i mali. Se i francesi della Spanghero (parte di un gruppo da oltre un miliardo di euro di fatturato), e pare altri, hanno cambiato l’etichetta togliendo equino e mettendo bovino, quanto ci mettevano a metterci un bel “made in Italy” od origine Francia?

Passando invece agli aspetti più seri, è opportuno ricordare che i cavalli non allevati per la macellazione sono sottoposti a trattamenti farmacologici. Il più rilevante è quello con il fenilbutazone (o bute), farmaco non più autorizzato per uso umano. I dati attuali indicano che i livelli presenti negli animali contaminati – per ora pochi – sono così bassi da non destare la minima preoccupazione per la salute umana. Quindi il problema riguarda la frode in se stessa. Gli inglesi ci sono rimasti molto male perché non mangiano tradizionalmente cavallo (a chi reagisce con superiorità: immaginate se ci fosse carne di cane, perfettamente sicura, e come noto mangiata in parte del pianeta). Ma il problema è grave perché le catene di supermercati, soprattutto quelle inglesi, sono ferocemente attente nel controllo dei fornitori. Qui si è dimostrato che il sistema attuale non è sufficientemente robusto, e che anche almeno una grossa azienda, la francese Spanghero, praticava sistematicamente e consapevolmente la frode.

Le soluzioni proposte possono funzionare. I nuovi test sul DNA possono essere decisivi, ma difficilmente si controllerà ogni singolo lotto. L’enfasi su relazioni stabili con i fornitori di carne e materie prime, con relative ispezioni, è importantissima e oggettivamente trascurata. La carne, nel caso della Findus (non qui, in Italia la “Findus” non è Findus, ma è un marchio di altra azienda), arrivava in Francia dalla Romania via trader ciprioti e olandesi. Infine, forse l’aspetto più interessante ma più difficile, è il sostegno ai whistleblowers, cioé coloro che segnalano problemi che i capi vogliono coprire. A mio modesto giudizio, nella cultura continentale, di difficile applicazione.

In ogni caso, in Europa ci saranno anche controlli ufficiali su larga scala, anche per capire quanto esteso è stato, ed è, questo comportamento fraudolento. Le dimensioni della crisi sono tali da pensare a conseguenze importanti in senso restrittivo. Il ministro francese notava che, vista l’entità della sanzione che prenderà la Spanghero (forse), comunque ci avrà guadagnato. Ovviamente, che il rapporto costo-beneficio di una frode sia a favore del beneficio è scandaloso. Anche se lo specifico intervento normativo che emergerà è ancora ignoto, sono queste crisi che spingono la legislazione alimentare comunitaria, e rallentano o bloccano i piani di ridurre i controlli, sostenuti per esempio da Cameron nel Regno Unito (e proposti anche in Europa).

Insomma, la PCR sta facendo un’altra piccola rivoluzione.

PS: qualcuno dice che è colpa dei consumatori che vogliono prodotti a prezzi bassi. Non mi risulta che la contraffazione riguardi solo i prodotti a basso costo.

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