Ne bis in idem e l’etica della pubblicazione
Per chi crede nella scienza, la frode scientifica è una delle condotte più gravi: nel già tortuoso percorso della ricerca scientifica, avere a che fare con dati falsi è uno schiaffo a chi lavora seriamente, e a chi nel progresso scientifico crede. Uno scalino un po’più sotto nell’ignominia scientifica c’è la ritrattazione degli articoli perché gli stessi dati sono stati pubblicati più volte sotto forme leggermente diverse in diversi giornali scientifici, senza spiegarlo ai lettori. A volte gli autori sono innocenti; a volte un po’meno, anche perché si possono avere curricula mirabolanti per competere in posizioni accademiche.
Nella mia esperienza, non appena si iniziano revisioni sistematiche nel campo delle nutrizione, cioè, per esempio, si cercano di individuare tutti gli studi clinici sugli effetti di un certo nutriente, si scopre che lo stesso studio è stato pubblicato due, tre, quattro volte senza pudore.
Pensavo che il settore della Food safety fosse meno esposto. Invece arriva la notizia, dal prestigioso Journal of Food Protection, che un articolo, Andritsos, N. D., M. Mataragas, V. Karaberi, S. Paramithiotis, and E. H. Drosinos. 2012. Performance of three culture media commonly used for detecting Listeria monocytogenes. J. Food Prot. 75:1518-1523, è stato ritrattato dagli editori scientifici, dopo che si è scoperto che gli stessi dati sono stati pubblicati su altre riviste, tra l’altro prestigiose, del settore. Gli autori sono innocenti, dice la rivista, ma gli articoli dovranno diventare uno solo.
La regola aurea è constante: i dati devono essere originali, e il ri-uso di dati deve essere citato. La notizia è stata diffusa da Retraction Watch.
Altrettanto importante è la disponibilità a fornire i dati originali, su richiesta, e a renderli pubblici, come previsto da diverse riviste (qui la politica di Elsevier), oltre all’impegno a conservarli per un periodo di tempo ragionevole. Per questo destano perplessità le riserve di Gilles-Eric Séralini, autore del controverso studio sulla tossicità del mais geneticamente modificato Round-up Ready, a diffondere i dati se non a condizioni non meglio specificate. Anche questo un paper destinato ad una ignobile retraction? Al momento parrebbe di no, anche se gli editori di Food and Chemical Toxicology, una rivista di un certo prestigio, non possono far finta di niente, dopo aver pubblicato uno studio con grossi problemi metodologici (che dovevano emergere in fase di peer-review). Inutile dire che, con le sue riserve, Séralini non fa un buon servizio alla scienza. La pubblicazione serve proprio a diffondere i propri dati e le proprie scoperte rendendole disponibili al vaglio della comunità scientifica. Se non è questo lo scopo, temendo che possano essere criticati validamente una volta pubblici, non si dovrebbe nemmeno pubblicare.
Attenzione, dunque, a valutare oggettivamente i propri piani di pubblicazione.