Se fossi il CEO di Coca-cola

Inizio la mia collaborazione con Prometeus con un piccolo gioco.

Iniziamo questo gioco con da una buona notizia per voi: siete il CEO di una multinazionale dei soft drink. Peccato che questo porti con sé anche una cattiva notizia: la comunità scientifica è piuttosto convinta che i soft drink diano un contributo importante ad uno dei peggiori problemi di sanità pubblica: l’obesità.

C’è un aspetto particolarmente sgradevole della vicenda, ed è che, mentre il junk food apporta comunque qualche nutriente, un soft drink di benefico ha solo l’acqua. In altre parole, se ne può tranquillamente fare a meno, e il vostro sforzo di convincere i consumatori a pasteggiare con la vostra bibita rischiano di non portare a molto.

Cosa fate? Più ricerca, naturalmente, potreste proporre. Già fatto, vi dicono i vostri ricercatori, con buone prospettive. Ma resta il fatto che vendete acqua variamente aromatizzata, ma soprattutto molto zuccherata, perché ai consumatori questo piace.  Non solo, sapete benissimo che i consumatori attenti alla salute sono quelli con più possibilità economiche, per cui avete deciso di far pagare di più le versioni light o senza calorie rispetto a quelle “con lo zucchero”.

C’è poi un rischio pressante: finire nella posizione dei super-cattivi, come i produttori di sigarette. Un po’ ovunque, dalle contee americane al Regno Unito, perfino nella primitiva Italia, si parla di tassare i soft drink – certo finora siete riusciti a fermare queste iniziative, ma se i dati scientifici continuano ad accumularsi, allora potreste finire all’angolo.

Cosa fate?

Beh, non so cosa fareste voi, ma Coca-cola, negli USA, ha deciso di venire allo scoperto, di parlare chiaro, riconoscendo il problema dell’obesità in una pubblicità televisiva che ha fatto il giro del mondo.

Un passo avanti importante per lavorare insieme alla riduzione del problema, anche se c’è chi pensa che non sia ancora abbastanza.

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