Politiche di Scienza
“Pensiamo al trattamento delle biotecnologie: abbiamo una normativa sospettosa a prescindere verso l’innovazione, proibendo l’utilizzo delle varietà transgeniche autorizzate a livello comunitario e impedendo la sperimentazione in campo. Il triste caso dei campi dell’Università della Tuscia distrutti recentemente è un esempio di quanto certe decisioni vengano prese in modo tutt’altro che razionale; fatto che è peraltro frutto di inadempienze ministeriali che dovrebbero far riflettere anche sulla burocrazia italiana. Tutto questo deve finire: l’Italia, che fino a una decina di anni fa era forte sul fronte biotecnologico, deve allineare il proprio rapporto con le nuove tecnologie, e dunque con l’innovazione, agli standard dei paesi più sviluppati.”
Lo so, non ci si crede, ma è un estratto di una delle 10 risposte alle domande che Dibattito Scienza e Le Scienze hanno rivolto alla nostra politica.
Sì, avete capito bene, stiamo parlando di politica. In particolare la domanda in questione riguardava il rilancio dell’innovazione e l’investimento in ricerca delle imprese private. La risposta, in questo caso, è quella di FARE per Fermare Il Declino (il movimento di Oscar Giannino) e si stenta quasi a credere che possa realmente provenire da ambienti politici vista la monotona sinfonia cui siamo stati abituati in questi ultimi 15 anni.
Tutte le risposte dei candidati che hanno reputato opportuno che i propri elettori sapessero cosa avevano intenzione di fare sul fronte della ricerca (ovvero: Giannino, Ingroia e Bersani) le trovate sul sito de Le Scienze e su Dibattito Scienza e avremo modo di commentarle approfonditamente nei prossimi giorni anche sul mio blog. Sono però voluto partire da questa frase perché la soddisfazione di sentir parlare di biotecnologie in campagna elettorale, e non per denigrarle, è davvero tanta. Così com’è tanta la positiva sorpresa nel sentire evocare una vicenda, quella dei campi della Tuscia, che brucia ancora a tanti biotecnologi agrari e non.
Un plauso va fatto, dunque, a tutti coloro che hanno risposto, per aver dimostrato di avere e di credere nelle loro idee. Resta da chiedersi il perchè Monti, Berlusconi e Grillo abbiano preferito tacere.
Chissà, magari come vuole il vecchio adagio: un bel tacer (non) fu mai scritto.