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CRISPR e il dovere dei biotecnologi

Il Collegio dei Probiviri dell’Associazione Nazionale Biotecnologi ha rilasciato un parere deontologico su CRISPR e le nuove tecnologie di genome editing che allinea l’Italia alle più recenti dichiarazioni internazionali su tecnologia e responsabilità degli scienziati.

Le nuove tecnologie di genome editing, soprattutto quelle derivate da CRISPR, rappresentano un’importante opportunità scientifica e sociale per la risoluzione di diversi problemi che spaziano dall’ambito della medicina a quello dell’agricoltura. Sarà compito di tutta la società discutere e decidere insieme come e dove applicarle. E i biotecnologi italiani, in accordo con le regole deontologiche che si sono dati, devono essere pronti a svolgere il loro ruolo all’insegna della responsabilità.

È questo il risultato più importante che emerge dal Parere Deontologico elaborato dal Collegio dei Probiviri dell’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani (ANBI), reso pubblico durante l’Assemblea annuale dell’Associazione. Il parere, passando in rassegna i principali apporti scientifici della tecnologia CRISPR nei vari campi applicativi e operando una disamina dei suoi aspetti etici e sociali, è in perfetto allineamento con le ultime dichiarazioni e proposte elaborate da numerosi scienziati ed esperti di tecnoscienza e società.
Bill Gates, giusto pochi giorni fa, in un articolo apparso su “Foreign Affairs” e che è stato richiamato dai media di tutto il mondo, parla esplicitamente di “genome editing for good”, accogliendo le nuove tecnologie di modifica del genoma degli esseri viventi come la risposta a numerosi quesiti di salute globale ancora insoluti, così come una delle opzioni per combattere la denutrizione ancora imperante in moltissimi luoghi della Terra, nonostante l’avanzamento rapido della scienza e della tecnologia. Gates sottolinea però l’importanza di un approccio all’insegna delle regole e di un’attenta analisi rischi/benefici nell’applicazione di queste tecnologie.

“Sicuramente i biotecnologi italiani che operano e opereranno nei settori in cui CRISPR e altre tecnologie avanzate di genome editing possono davvero essere uno strumento chiave e fare la differenza, nell’espletamento della loro professione, sono tenuti a effettuare analisi rischi e benefici ma, come il Codice ANBI suggerisce, devono anche farsi promotori di una valutazione più profonda all’interno della società, che coinvolga davvero più voci, non solo gli esperti. Senza un allineamento ai valori, le aspettative e ai bisogni della società una tecnologia non può crescere. I biotecnologi sono poi ovviamente tenuti, come detentori della conoscenza del settore, a condividere queste conoscenze per un confronto che sia basato su fatti ed evidenze scientifiche” ha commentato Francesco Lescai, Presidente del Collegio dei Probiviri.

Il Parere si allinea a un solco già delineato da importanti voci nel rapporto scienza e società e che da tempo si interrogano su come regolare l’applicazione di queste biotecnologie tenendo conto delle opinioni dei cittadini. Per esempio, recentemente, due importanti commenti pubblicati da Nature, accompagnati da un editoriale della rivista, evidenziano la necessità di esercizi efficaci di public engagement per il genome editing: in un articolo, Sheila Jasanoff (Direttore del Program on Science, Technology and Society dell’Università di Harvard) e Benjamin Hurlbut (Professore Associato di Bioetica alla Arizona State University e studioso delle controversie morali e tecnologiche intorno ai temi delle cellule staminali e la ricerca sugli embrioni), propongono l’istituzione di un Global Observatory per il genome editing, che serva proprio come luogo neutrale di confronto e che spinga a una riflessione responsabile e al dialogo con la società sull’uso di queste tecnologie; nel secondo commento Simon Burall (ex-direttore di Involve, un think tank in UK dedicato ai temi della partecipazione pubblica), sottolinea l’importanza di nuovi esercizi di consultazione pubblica su avanzamenti scientifici e tecnologici dal forte impatto sociale, come le tecnologie derivate dal sistema CRISPR.

“L’ANBI da sempre è impegnata in azioni di public engagement su temi connessi alle scienze della vita, come dimostrano il progetto europeo BIOPOP che già dieci anni fa ha innovato i formati di comunicazione delle biotecnologie e di interazione con il pubblico su questi temi e la sua presenza dell’Advisory Board del progetto europeo H2020 SMART-map , che sta disegnando nuove roadmaps per l’innovazione responsabile in settori industriali chiave come la precisione medicine, il 3D printing in biomedicina e la biologia sintetica. ANBI, attraverso il suo Codice Deontologico e la sua dinamica interpretazione alla luce dei nuovi avanzamenti tecnoscientifici, riflette e indirizza i suoi membri a essere esperti di biotecnologie ma immersi costantemente nel confronto e nel dialogo con la società”, ha concluso Lescai.

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