Human Technolopole: un sogno oggi o un incubo domani?

Ci siamo, almeno sulla carta. Prende forma, tramite slide powerpoint, lo “Human Technopole Italy 2040” il progetto per il nuovo polo di ricerca dopo Expo Milano 2015 presentato ufficialmente ieri. Seguendo la diretta su Twitter, ho avuto inizialmente un attimo di sconforto quando, dopo la presentazione di Cingolani, ho sentito Renzi dire che “il post-expo è un progetto petaloso”, con conseguenti battute e dita in gola sia da parte dei partecipanti che degli osservatori. Che l’equazione Expo=polemiche non sia una novità è chiaro a tutti, così com’è altrettanto chiaro che vale pure l’equazione post-expo=polemiche, e il Premier ci mette del suo. E’ bene ricordare infatti che già qualche mese fa, quando il Presidente del Consiglio lanciò l’idea del mega centro ricerche sui terreni dell’esposizione, molta parte del sistema politico, imprenditoriale ed accademico lombardo aveva avanzato quale perplessità sull’opportunità di mettere a capo della task-force per il progetto l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, di fatto lasciando in panchina le Università e gli Enti di Ricerca locali.

Il tempo intanto è passato e la “scortesia istituzionale” sembrava fosse stata rimediata: il progetto prende forma e va in scena ieri sul palco del Teatro Piccolo di Milano. Protagonista Roberto Cingolani, i vip della ricerca milanese in prima fila, sorrisi d’ordinanza. Ecco quindi svelato Human Technopole

7 centri di Ricerca (3 dedicati alla genomica, 3 dedicati al data-analysis e 1 dedicato alle tecnologie ancillari) e 3 facilities condivise (Central Genomics; Imaging; Data Storage and High Performance Computing) che impiegheranno a regime 1500 ricercatori e per cui sarà necessario un investimento di 150 milioni di euro per i prossimi 10 anni.

Numeri importanti, un progetto ambizioso.

Ce la faremo? Non lo so, ma me lo auguro. Da milanese ho ancora viva memoria di quanto è stato fatto per recuperare i ritardi di Expo e per poter iniziare puntuale la kermesse il 1 maggio 2015. Ho visto avverarsi un miracolo, facendo jogging intorno a quell’area vedevo cresce il sito giorno dopo giorno. Ma non ho potuto non accorgermi di quanto incompiuto (il quartiere Cascina Merlata è ancora in costruzione giusto per fare un esempio), di quanto odore di illegalità (ricordo i cartelli scritti a mano sui cantieri “personale al completo”), di quanta poca trasparenza (aggiudicazione lavori, bilancio Expo SpA) abbia accompagnato il tutto. Siamo sempre alle solite: siamo un Paese incapace di fare qualsiasi cosa nei tempi, nei modi e con i costi stabiliti. Ci manca pianificazione strategica, ci mancano le basi di project management, ci manca unità di intenti. Spero tuttavia che questa volta sarà diverso. Uscire di casa e vedere uno dei più importanti centri di ricerca mondiali che possa competere con Londra, Boston o Singapore sarebbe fantastico!

Eccolo qui: è bellissimo, enorme, con tecnologie all’avanguardia, ricercatori d’eccellenza, imprese innovative leader di settore… E’ un sogno… Torno alla realtà, leggo i giornali, rifletto. Mi imbatto così prontamente in un articolo della Prof. Cattaneo che su La Repubblica, definisce il progetto una “toppa glamour” a Expo e lamenta la scarsa pianificazione nelle politiche di sostegno e promozione della ricerca manifestando tra l’altro un certo disagio per recenti decisioni più politiche che meritocratiche (a suo dire) a favore di enti di ricerca quali il CREA e lo stesso IIT.

Mi chiedo se la Senatrice stia esprimendo un suo pensiero o stia dando voce agli interrogativi che i Rettori Vago, Messa e Azzone vorrebbero esprimere ma che per evidenti motivi devono tacere.

Di certo la “simpatia” che Renzi nutre per l’IIT sta da qualche tempo creando dei mal di pancia.

Di certo è impossibile pensare che un piano di questa portata non alimenti contrasti e discussioni.

Però una cosa è fuori di ogni dubbio: la scienza oggi “fa figo” perciò ogni progetto di riqualificazione di una qualsiasi area non vede la discussione di un parco scientifico. Poi però facciamo le leggi che impediscono ai ricercatori di fare il loro mestiere, rendendo loro praticamente impossibile utilizzare modelli animali e bruciamo ettari di campi sperimentali OGM. Quindi mi chiedo: dov’è la pianificazione strategica? Non basta costruire strutture e metterci dentro delle persone. Servono politiche di ampio respiro.

Ogni volta una sovrastruttura che comprende strutture già esistenti che a loro volta nascono da progetti precedenti e così via. Il Cluster del Cluster del Network… burocrazia, sprechi, privilegi per pochi.

Sono contrario a Human Technopole quindi? Nemmeno per idea. Favorevolissimo. Orgogliosissimo. Ma facciamolo presto, integrato con le realtà esistenti, con un progetto di lungo periodo che sappia valorizzare le eccellenze del territorio ed attirare talenti da tutto il mondo. Dobbiamo pianificare, progettare, investire, costruire e sostenere. E per far questo servono le risorse

Ma non si può dimenticare lo stato di alcuni laboratori universitari o far mancare adeguati finanziamenti a ricerche promettenti oggi per un possibile florido domani. Non so se è questo che la Prof. Cattaneo volesse dire, io dico solo che se Human Technopole vuole essere competitivo deve integrarsi con il territorio e le eccellenze già presenti non solo a Milano: BioCity a Bresso, CNR a Segrate, Biopark di Gerenzano, PTP di Lodi, passando per i poli di ricerca di Rozzano e Sesto San Giovanni. Human Technopole non può essere alternativo a questo, deve essere un modo di mettere a sistema tutta la ricerca biomedicale e agroalimentare della zona. La Kendall Square italiana. Ma per questo non servono solo dei nuovi laboratori, dei nuovi organismi di gestione, delle nuove sovrastrutture. Servono finanziamenti adeguati, valorizzazione del merito, politiche a favore della ricerca e dello sviluppo imprenditoriale, abbattimento della burocrazia. E per il momento, tutto questo è ancora solo un sogno. Lavoriamo affinchè non diventi un incubo.

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