A lezione da Infascelli. Con che credibilità (e voglia)?
Andreste a lezione di cucina da uno chef che ha fatto carriera usando ingredienti adulterati? Accettereste che fosse lui a valutare la vostre capacità culinarie?
Probabilmente no. Eppure gli studenti di veterinaria della Federico II di Napoli si trovano in una situazione non molto diversa. Un professore di quella facoltà, Federico Infascelli, assieme a un team di altre 10 persone tra ordinari, associati e ricercatori, è stato riconosciuto colpevole di avere alterato, per una decina d’anni, i dati dei propri esperimenti di nutrizione animale con OGM.
Su questi dati manipolati sono anche state costruite carriere e credibilità. Infascelli stesso fu invitato in Parlamento a relazionare su questi dati, come se fossero veri, e in essi le Istituzioni hanno trovato conforto per le loro posizioni oltranziste sugli OGM.
Di questa vicenda surreale ha già parlato ampiamente Davide Ederle.
Personalmente, come studente, non posso però fare a meno di immedesimarmi in chi ora si trova a dover essere giudicato da chi ha perso ogni credibilità. Con che spirito frequenterà i corsi, studierà, sosterrà gli esami?
A questo team di professori e ricercatori, dopo che i loro copia e incolla sono venuti alla luce, è stato inviato un richiamo formale sufficiente a togliere loro l’autorevolezza scientifica, ma non ad allontanarli dall’Università.
Continueranno ad insegnare, a preparare lezioni ed esercitazioni, a giudicare in sede d’esame. Almeno così pare.
Mi chiedo come mi comporterei se a lezione mi trovassi di fronte qualcuno del team di Infascelli. Non penso riuscirei a vivere serenamente la cosa, a non avere il dubbio che i loro dati falsati non abbiano falsato anche le loro lezioni.
Dopotutto in questi anni hanno tenuto corsi come “ogm e dietetica animale”, “alimentazione animale”, “tecnica mangimistica e biotecnologie in alimentazione”. Fatico a credere che in essi non abbiano propagandato, a ignari studenti, i loro dati manipolati, perché riguardavano proprio questi temi.
Credo che non riuscirei a non pensare al fatto che nonostante il suo scandaloso comportamento sia ancora lì, con uno stipendio pubblico garantito, ed io invece probabilmente sarò costretto ad emigrare. Se poi si finisse col discutere su di un argomento, con quale autorevolezza il professore potrebbe difendere ciò che sostiene? E il voto d’esame quanto sarebbe credibile, ai miei occhi prima di tutto?
Preparare un esame è già abbastanza stressante senza avere per la testa idee come queste. Non credo ce la farei. Probabilmente mi trasferirei in un altro ateneo. Se potessi permettermelo.
In contemporanea a questa kafkiana vicenda, apprendo poi, da un articolo di Marco Cattaneo, Direttore de Le Scienze, che dei trenta ricercatori italiani che hanno vinto le consistenti borse di ricerca della UE, più della metà sono o andranno all’estero.
I cervelli vanno, i furbi restano. Questione probabilmente di priorità per il paese. Dopotutto la Ministro Giannini esprime ugualmente apprezzamento. Apprezzerà forse il fatto che i ricercatori italiani che si guadagnano i fondi europei scelgano di andarsene da qui.
Gentile Ministro, mi permetta di farle un appunto: anziché rallegrarsi per meriti altrui e fondi che verranno goduti in altri paesi, lei potrebbe fare davvero molto per la ricerca in questo paese. Lo faccia.
Prenda ad esempio tutti i provvedimenti necessari affinché chi manipola dati, per fini più o meno oscuri, non trovi più posto nelle nostre Università e che restituisca eventuali fondi pubblici di cui ha abusato.
Si attivi affinché l’Italia rispetti gli accordi presi anni fa per investire in ricerca almeno il 3% del PIL. Lo chiedono, attraverso questa petizione passata anche dalle pagine di Nature, proprio quelle stesse ricercatrici e ricercatori che Lei ha elogiato.
Se già solo si adoperasse attivamente per queste due semplici cose vedrà, mi creda, che ci sarà davvero da rallegrarsi.
Grazie.
Giovanni Perini
Studente di Medicina Veterinaria