Legge di Stabilità e Biotecnologie Agrarie: un passo avanti
L’inserimento nella legge di stabilità di 21 milioni di euro a sostegno di un piano triennale per rilanciare il miglioramento genetico in agricoltura, così come annunciato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (che assumerà il nome di Ministero dell’Agroalimentare quando la riforma Madia sarà a regime, ndr) è senza dubbio una chiara indicazione che finalmente le biotecnologie in agricoltura troveranno uno spazio formale anche in questo Paese. Di questo va dato merito al Ministro Martina che è riuscito, dopo decenni di impasse, a ridare dignità a un settore di ricerca finora, nonostante le potenzialità e le competenze espresse dai nostri ricercatori, bistrattata se non direttamente osteggiata.
L’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani, che in questi mesi ha partecipato assieme alle altre società scientifiche al dibattito che ha portato a questa decisione, vede con estremo favore questa importante apertura a sostegno della ricerca pubblica avanzata in agricoltura ed auspica che questo sia il primo passo di una strada che, come abbiamo già avuto modo di sottolineare anche al Ministro Martina, porti a un dialogo sulle biotecnologie agrarie capace di andare oltre le sigle e abbandonare le battaglie e barricate ideologiche. Battaglie che tradiscono non solo lo spirito della scienza, ma vanno anche contro il bene comune.
Ci auguriamo anche che gli investimenti in studi genomici sulle principali specie agrarie di interesse nazionale possano essere seguiti da programmi applicativi in un’ottica di filiera, perché come da sempre sosteniamo, le attività di isolamento, tutela e valorizzazione delle piante maggiormente coltivate nel nostro Paese devono essere integrate per poter rappresentare un asset su cui basare la crescita del sistema agroalimentare e la protezione del Made in Italy.
L’Italia aveva un disperato bisogno di rilanciare la sua ricerca nel campo del miglioramento genetico ormai ferma da quasi due decenni. I metodi di cisgenesi e genome editing rappresentano senza dubbio le nuove frontiere ed è giusto investire su queste. Non dimentichiamoci però che queste non sono le uniche biotecnologie possibili, e forse dovremmo prestare maggiore attenzione anche a quelle ricerche in corso da anni che purtroppo non possono varcare la soglia del laboratorio per poter essere sperimentate in campo. Per questo un pò di rammarico permane, perché come anche dimostrato dal recente caso del professore dell’Università Federico II, le cui ricerche a dimostrazione di una presunta pericolosità degli OGM sono sotto osservazione da parte di una commissione di indagine voluta dal Rettore dell’Ateneo per la verifica della loro rigorosità scientifica, è importante che l’attenzione venga posta sulla qualità delle ricerche e non sulle sigle. La ricerca si può e si deve distinguere in “buona” e “cattiva”, ma solo sulla base della qualità e onestà con cui viene realizzata e presentata, non sulla base di preconcetti che poco hanno a che vedere con la realtà delle cose.