Technology Forum Life Sciences: le 3 priorità per la competitività del redbiotech italiano
Il biotech italiano, come noto, cresce nonostante la crisi, e si dimostra essere un settore anticiclico, sia in termini di volumi d’affari, che in termini di personale impiegato. Tuttavia, rispetto agli altri grandi paesi europei, senza andare oltreoceano dove il confronto è impietoso, il nostro settore non è ancora in grado di esprimere le proprie potenzialità a causa di criticità ancora non efficacemente affrontate dal sistema paese.
Questa l’analisi degli stakeholder che hanno voluto incontrarsi al Technology Forum Life Sciences svoltosi ieri a Milano per riflettere sulle politiche necessarie alla promozione della competitività del comparto e sul ruolo dell’ecosistema dell’innovazione nelle scienze della vita per la crescita dell’intero sistema economico del Belpaese.
Ecosistema dell’innovazione che significa innanzitutto massa critica, prossimità e capacità di attrarre investimenti. Queste le caratteristiche distintive ad esempio del Broad Institute, Centro di Eccellenza americano in ambito biomedico, presentato come case study da Issi Rozen, Senior Director per le Strategic Alliances.
La massa critica non manca in termini di ricercatori e produttività: l’Italia è prima per numero medio di citazioni per ricercatore e sono italiani 8 tra i migliori 400 life scientists del mondo. Molte strutture, poco efficientemente integrate ed eccessivamente frammentate in un individualismo pressoché endemico minano invece la logica stessa dell’operare in un ecosistema. Al contrario, i recenti casi di successo del nostro red biotech (Telethon, Okairos, Gentium, EOS) dimostrano buona capacità di attrarre investimenti e possono fare da volano per l’allargamento della base di Venture Capital che investe in Italia, ancora molto limitato (solo 24 milioni di dollari investiti nel 2013 a fronte di un investimento totale in Europa pari a 1.6 miliardi, secondo i dati Ambrosetti-Assobiotec).
Il Forum ha quindi identificato tre priorità d’azione:
1. Definire una governance efficace, certa e centralizzata attraverso la creazione di una figura permanente con potere sostanziale di indirizzo, coordinamento e spesa come ad esempio il Chief Technology Officer d’ispirazione anglosassone.
2. Definire una strategia nazionale dell’innovazione e della ricerca ovvero un programma di azione con obiettivi definiti e strumenti di supporto chiari che consentano un forte collegamento tra ricerca e sviluppo industriale.
3. Creare un fondo di Venture Capital dedicato alle biotecnologie per favorire la nascita e lo sviluppo di imprese innovative in grado di dare maggiore competitività al sistema e garantire ricadute positive su industria, economia ed occupazione.
La giornata ha visto anche l’assegnazione dell’Assobiotec Media Award a Mario Calabresi, Direttore de La Stampa per la sua direzione “sempre aperta al dialogo e al confronto sulla scienza e sulle biotecnologie, scevro da ogni pregiudizio e da ogni retorica”.
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