Prima che anche l’UE ceda a guru e santoni
Uno dei problemi della politica è il professionismo
sosteneva un tempo Paolo Cirino Pomicino, in quei giorni medico e Ministro al Bilancio. Una citazione cult oltretutto ripresa magistralmente da Sorrentino in “Il Divo”.
Si potrebbe d’altra parte aggiungere che
Una delle più grandi risorse della politica sono i professionisti
non facciamo riferimento, sia chiaro, ai professionisti “politicizzati” (ne abbiamo già troppi che usano la propria professione per fare politica o che entrano ed escono dal parlamento senza lasciare tracce tangibili della loro permanenza), bensì a politici disposti ad ascoltare i professionisti quando si deve decidere su materie che richiedono competenze specifiche, soprattutto in ambito scientifico.
Sebbene questa sensibilità verso la scienza latiti nel nostro paese da diverso tempo (stamina ce l’ha insegnato con estrema durezza), non si può dire però che l’Europa stia molto meglio su questo fronte. E’ di pochi giorni fa la notizia che il Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha deciso di non confermare, nell’organigramma della Commissione Europea, il ruolo di Chief Scientific Advisor – cioè Consigliere Scientifico del Presidente della Commissione. Dal 01 Novembre scorso, cioè, non solo è scaduto il mandato del Consigliere Scientifico Anne Glover, ma si è deciso che la Commissione Europea non necessita più di un consigliere scientifico.
Il ruolo di consigliere scientifico fu creato dal Presidente Manuel Barroso nel 2012, e da quel momento, Anne Glover, ha lavorato alacremente per fornire, con il suo piccolo ma tenace team, una serie di opinioni scientifiche basate su evidenze e sui risultati della ricerca, su un vasto numero di tematiche. Il suo obiettivo?
far si che i politici siano meno confusi sulle evidenze di cui sentono parlare, e che provengono da uno spettro ampio di fonti.
Glover aveva inoltre da poco lanciato un Forum europeo di consiglieri scientifici, nominati dai vari Stati membri, con il compito da far entrare l’opinione della scienza in modo organico nel dibattito politico non solo a Brussels ma anche in quei paesi, come l’Italia, dove basta un servizio televisivo per gridare alla cura miracolosa.
Perché questa retromarcia? Non ci è dato di sapere, almeno per ora, pare comunque che in questa chiusura abbia avuto un ruolo non secondario la difesa della scienza sugli OGM da parte della Glover. Da qui le pressioni da parte di alcuni Stati Membri e organizzazioni non governative che volevano avere meno ingerenze scientifiche nei processi di decision making e lobbying legate a questo spinoso tema.
Le prime schermaglie erano iniziate già lo scorso luglio, quando la Glover è stata oggetto di un violento attacco da parte di lobbisti e gruppi ambientalisti, capitanati da Greenpeace, che hanno chiesto a gran voce di sollevarla dall’incarico e dismettere il ruolo di consigliere scientifico. La Glover aveva infatti dichiarato pubblicamente che non esistono evidenze della pericolosità degli OGM. Niente di che per chi conosce la letteratura in materia, ma difficile da mandar giù per chi ha fatto della lotta agli OGM una bandiera e non ha piacere che una voce così vicina al Presidente della Commissione Europea possa contraddire quanto con le sue campagne sostiene.
A dar man forte in questa campagna contro l’advisor scientifico anche un altro gruppo di pressione, il Corporate Europe Observatory, che ha chiesto di nominare, al posto della Glover, una commissione di esperti indipendenti, multi-disciplinare, con diversi interessi. Una sorta di manuale Cencelli applicato alla scienza, che più che altro sembra un buon metodo per disporre di spazi di influenza e di manovra anche se non esistono basi (scientifiche) per averne.
La questione non può però essere ridotta a una mera questione di potere, nasconde infatti anche un altro grande male della politica: l’umiltà, o meglio, la sua assenza. In questi decenni la politica ha legiferato su tutto, troppo spesso in base al principio “dilettantismo è bello”. E’ pur vero che l’ignoranza della politica trova le sue radici nell’ignoranza dell’opinione pubblica che, nel 2014, continua a non essere capace di chiedere alla politica, sia essa nazionale o europea, di essere meglio di sé e di basarsi su fatti, dati concreti, quando prende le sue decisioni, questo però non rende certo meno necessario il farlo se si vuole lavorare seriamente al bene comune.
Forse è il caso di chiederci se non è anche un po’ colpa nostra, di tutti noi che disponiamo degli strumenti per poter capire e usare correttamente le evidenze scientifiche, che non siamo riusciti a far capire ai nostri vicini di casa, ai nostri amici, ai nostri concittadini che senza scienza, e soprattutto un approccio scientifico alla soluzione dei problemi, in Italia come in Europa, non si può che finire in mano a guru e santoni.
Speriamo solo di (e lavoriamo per) non dover mai arrivare a discutere di olio di serpente made in UE.
Simone Maccaferri – Davide Ederle