L’Italia che sogna un’agricoltura pre-industriale
La Camera ha approvato la risoluzione n. 8-00036 presentata da Susanna Cenni (PD) che impegna il Governo a chiedere il ritiro della proposta di normativa europea sulle sementi e a promuovere le sementi tradizionali sia rispetto alle sementi OGM che a quelle disponibili sul mercato internazionale.
Riportiamo il testo della risoluzione.
La XIII Commissione,
premesso che:
le sementi sono il primo anello della catena alimentare la cui varietà e diversità rappresenta un fattore fondamentale per la tutela della biodiversità agricola e della qualità della produzione di alimenti e mangimi; tale varietà è oggi a rischio: la FAO ha stimato che in 100 anni si registrerà una perdita del 75 per cento della biodiversità agricola, a causa della diffusione globale di poche varietà vegetali;
il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura ratificato dall’Italia con la legge n. 101 del 2004 mette in competizione i sistemi agricoli tradizionali con i nuovi sistemi agricoli differenziati, allargando la base genetica e consentendo un’estensione di produzione di sementi geneticamente modificate; in particolare, non si evince all’articolo 9 una reale tutela delle sementi tradizionali e riprodotte con selezione naturale dalla competizione con le sementi OGM e con quelle commercializzate dalle multinazionali;
l’Unione europea ha lavorato svariati anni ad una nuova legislazione per i semi con l’obiettivo dichiarato di uniformare, semplificare e rendere maggiormente omogenea la legislazione in materia negli Stati membri e, il 6 maggio 2013, la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla produzione e alla messa a disposizione sul mercato di materiale riproduttivo vegetale (testo unico sul materiale riproduttivo vegetale) COM (2013)262;
la proposta in esame è finalizzata a sostituire e ad aggiornare dodici direttive attualmente in vigore che regolano la materia ed è diretta inoltre a regolare l’iscrizione del materiale riproduttivo vegetale, in cui rientrano non solo le sementi, ma anche le piante e loro parti in grado di riprodurre piante intere, nei registri nazionali ed europeo, nonché la commercializzazione, l’etichettatura, gli imballaggi e i controlli post certificazione del medesimo materiale. Tale semplificazione comporta la legittimazione in ambito internazionale della commercializzazione di materiale OGM a discapito delle sementi tradizionali. Inoltre, si determinerebbe un controllo totale della filiera da parte delle multinazionali; anche se nella proposta di regolamento sono previste apposite deroghe relative «al materiale riproduttivo vegetale destinato a un mercato di nicchia», e regole specifiche per le «antiche varietà tradizionali» – sottratti agli iter di registrazione – esse non sembrano sufficienti a tutelare le specificità locali e la biodiversità agricola italiana; in particolare, il timore è che la nuova legislazione invece di migliorare le regole sulla commercializzazione dei semi aumenti in maniera significativa le difficoltà per gli agricoltori di costruire sistemi sementieri informali tra di loro mediante una circolazione dei semi fuori dai canali commerciali; inoltre, la proposta appare in contrasto con quanto sancito dal Trattato citato non consentendo, in ultima analisi, la realizzazione di quel sistema di mercato in cui le sementi tradizionali possono accedere in maniera non penalizzante;
la standardizzazione della regolamentazione del mercato dei semi potrebbe determinare effetti pesanti sulla biodiversità europea, producendo un livellamento della varietà delle sementi;
di certo, tale omogeneità delle legislazioni sementiere produrrà effetti positivi per il settore agroindustriale, mentre gli agricoltori potrebbero trovarsi a dover adempiere solo ad una attività di produzione secondo le logiche del mercato mondiale in cui i semi sono solo una merce qualsiasi, senza più assolvere alla funzione di conservazione, di selezione e di libero scambio del materiale riproduttivo vegetale;
i cambiamenti climatici costringono a ridurre considerevolmente il consumo mondiale di energia. L’agricoltura industriale è uno dei settori che produce un alto consumo di combustibili fossili, utilizzati sia per i pesticidi sia per i concimi, i trasporti, l’industria della distribuzione e il lavoro meccanizzato della terra; tutto questo determina un enorme impoverimento del suolo e della biodiversità;
gli alimenti venduti nei mercati sono per la quasi totalità prodotti dagli stessi semi industriali che forniscono un prodotto uniforme; in compenso tali semi non possono essere usati per la produzione di semi e, così, gli agricoltori diventano consumatori dei loro stessi semi, che devono comprare ogni anno da società specializzate;
il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’alimentazione, Olivier De Schutter, nei propri rapporti evidenzia sistematicamente che l’unica soluzione per nutrire la popolazione mondiale in maniera costante è l’agricoltura mista su piccola scala, ecologica e locale; sulla questione delle sementi, quindi, non risulta opportuno procedere ad una legislazione che centralizzi ancora di più le decisioni e le procedure di cui beneficerà in massima parte il settore industriale a scapito degli agricoltori;
nel mese di dicembre 2013, il Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, in una lettera inviata al quotidiano «La Repubblica» in risposta ad un articolo firmato da Carlo Petrini dal titolo «I semi non hanno padroni. I contadini d’Europa sfidano le multinazionali» afferma di «ritenere necessario chiarire la posizione del Parlamento europeo su un tema di grande rilievo come quello del regolamento sulla commercializzazione delle sementi e delle piante da propagazione» e precisa che «la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha già avuto modo di manifestare un profondo malessere che si è tradotto in oltre 1.000 emendamenti tra i quali spicca anche la richiesta di rigetto totale della proposta» (em. 93 sottoscritto anche dallo stesso presidente De Castro); i motivi di tale malessere derivano «dalla sintesi forzata di temi differenti tra loro e complessi come la commercializzazione delle sementi e del materiale di propagazione che possono creare un fardello amministrativo inutile per gli agricoltori e limitare la scelta e la trasparenza per i consumatori»;
in questo complesso contesto è necessario anche ricordare che la Corte di giustizia europea, il 12 luglio 2013, in merito alla controversia in materia di sementi di ortaggi tra due imprese francesi, un’associazione no-profit, la Kokopelli, e un produttore di sementi, Graines Baumaux sas, ha ritenuto obbligatoria l’iscrizione ufficiale di una varietà vegetale prima della sua commercializzazione, così come previsto dalle direttive sementiere già in vigore; pertanto è fondamentale evitare ogni ulteriore irrigidimento della legislazione in materia di semi con l’obiettivo di consentire la creazione di un modello in cui la produzione e la disponibilità di materiali riproduttivi vegetali di alta qualità fisica e sanitaria in tutta Europa siano coniugati ad una effettiva tutela della biodiversità;
il 28 gennaio 2014, la Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ha reso noto che voterà il rigetto con risoluzione del «testo unico sul materiale riproduttivo vegetale» il prossimo 11 febbraio; da ultimo, il 30 gennaio 2014 la Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare al Parlamento europeo, ha già rigettato a grande maggioranza (46 a favore e 4 contro) il testo unico sul materiale riproduttivo vegetale per garantire la sicurezza dell’agricoltura europea e il commercio internazionale delle semi ma non a discapito della biodiversità e della libertà dei piccoli coltivatori europei di crescere e utilizzare le proprie sementi;
il 22 dicembre 2013, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2014 anno internazionale dell’agricoltura familiare (IYFF). L’iniziativa sarà focalizzata sulla ricerca di risposte concrete ai problemi e alle aspettative delle comunità rurali, ovunque esse si trovino, in modo da poter rivolgere ai Governi un piano d’azione ben preciso funzionale al rigoglio e alla tutela dell’agricoltura familiare sostenibile;
il Governo in numerose occasioni ha espresso la propria posizione di difesa e tutela della biodiversità di interesse agricolo dai tentativi di inserimento nella filiera di coltivazioni OGM,
impegna il Governo:
ad adottare in sede europea tutte le iniziative necessarie affinché sia ritirata la proposta di regolamento relativo alla produzione e alla messa a disposizione sul mercato di materiale riproduttivo vegetale (testo unico sul materiale riproduttivo vegetale) [COM (2013) 262 def];
a mettere in atto tutte le iniziative utili al fine di tutelare il libero scambio delle sementi tra gli agricoltori e la loro non brevettabilità a tutela della biodiversità, anche in previsione del semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea, fatta salva l’esigenza di assicurare i necessari controlli a garanzia degli utilizzatori;
a farsi promotore, in ambito europeo, di una normativa sementiera che rivolga una particolare attenzione alle sementi tradizionali, consentendone lo scambio tra gli agricoltori, individui le opportune azioni di sostegno per gli agricoltori custodi, anche in considerazione del ruolo da essi svolto nella conservazione e produzione di biodiversità agricola, e promuova le varietà da conservazione, fatta salva l’esigenza di assicurare i necessari controlli a garanzia degli utilizzatori;
a garantire che i piccoli agricoltori possano vendere materiale di propagazione agli utilizzatori finali con una minore burocrazia non penalizzante, fatta salva l’esigenza di assicurare i necessari controlli a garanzia degli utilizzatori;
a rendere operative le disposizioni applicative per la commercializzazione delle sementi delle «varietà da conservazione», al fine di salvaguardare e promuovere la biodiversità vegetale;
ad intervenire in sede europea affinché nella normativa siano conservati esclusivamente il linguaggio e le dizioni espresse dalle vecchie direttive al fine di evitare manomissioni del settore e ambiguità interpretative;
a promuovere e a tutelare ogni iniziativa utile a diffondere le pratiche per la difesa della biodiversità di interesse agrario, predisponendo – in occasione dell’evento internazionale del 2014 che celebra l’agricoltura familiare sostenibile – gli opportuni progetti nell’ambito di EXPO 2015.