I buoni propositi della Scienza per il 2014?
Il 2014 è da poco iniziato, ma già l’attenzione dell’opinione pubblica sui temi di università, ricerca e scuola hanno iniziato un dibattito forse nemmeno sopito dalle feste natalizie.
Voglio quindi iniziare questo nuovo anno elencando quelli che sono, se la Scienza fosse una persona, e se quella persona fossi io, i miei buoni propositi per i prossimi dodici mesi.
Ambizioso? Folle? Perché no. Commentate ed aggiungete i vostri propositi anche voi.
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Vorrei che un nuovo anno non si aprisse mai con un folle annuncio del taglio delle buste paga degli insegnanti per decreto. Perché è un atto vile ed insensato. Significa non avere rispetto del ruolo della scuola, significa colpire l’anello debole del sistema della scuola, senza invece entrare nel merito delle reali sacche di spreco ed irrazionalità che esistono nel nostro paese. Anche nella scuola.
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Non vorrei mai più sentire un Ministro dell’Economia dire: “sono un mero esecutore”, ed anzi vorrei che l’inquilino di via XX Settembre alzasse il telefono, convocasse in un meeting informale il Ministro della Ricerca, il Commissario Europeo alla Ricerca, ed i rispettivi colleghi cinesi, americani, indiani, e delineasse una strategia di investimento globale per la creazione di valore economico da azioni multilaterali di ricerca e formazione. Si badi bene, un meeting breve, snello, operativo, non perenni tavoli di lavoro, commissioni interparlamentari o quelle altre belle trovate italiane che non fanno altro che procrastinare atti necessari sotto la veste della falsa collegialità.
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Mi piacerebbe che, terminata la consultazione sulla scuola, il Ministro Carrozza lanciasse una consultazione sull’università. E lo stesso giorno, lanciasse due ambiziose, agili, e necessarie riforme: la prima rendere la scuola italiana in grado di educare i nostri ragazzi ad un livello comparabile a quello europeo e senza quella terribile disomogeneità territoriale che lo contraddistingue. La seconda per introdurre dei serissimi principi di meritocrazia nella valutazione, organizzazione e gestione dell’Università.
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Mi piacerebbe che, fra marzo e novembre, quando i primi progetti di Horizon 2020 verranno valutati, l’Italia fosse applaudita dalla Commissione Europea per esser stata capace, per la prima volta nella storia, di guadagnare una quota di finanziamenti alla ricerca maggiore rispetto al contributo che l’Italia versa ogni anno nelle casse di Bruxelles e cui, per varie ragioni, spesso non è in grado di accedere.
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Vorrei che il martedì sera, in prima serata, sul principale canale della televisione pubblica – visto che tuttora esiste un servizio pubblico ed esso tale ruolo deve svolgere – venisse sostituito quel noto programma che spesso parla di pseudoscienza e suggestione con un programma tutto basato sui risultati della ricerca italiana finanziata con fondi pubblici. Così i contribuenti capirebbero in maniera semplice, chiara, diretta, quali sono le ricerche finanziate dal nostro Paese, con quale impatto per il cittadino. Questo sicuramente porterebbe l’avvicinamento della Scienza alla Società, contribuendo ad evitare che casi come la forsennata promozione di Stamina da parte di taluni media.
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Vorrei che il fact checking divenisse realtà, in tutti i telegiornali e talk show. In modo che un esperto di data mining nelle varie fonti possa, in tempo reale, dire ai cittadini chi basa le proprie asserzioni su delle realtà documentate o su iperboliche dichiarazioni senza un contatto con la realtà. Questo ovviamente non solo per la scienza, ma anche e soprattutto per la politica.
Avrei altri quattro punti per arrivare alla lista dei dieci desideri, ma già questi sei buoni propositi mi sembrano sufficientemente ambiziosi. A dire il vero, non so quanti di essi potranno avverarsi, ma spero che almeno alcuni di essi possano portare il 2014 ad essere un anno zero per un nuovo modo di approcciare la scienza e la ricerca in Italia.