Un detector per diete “alternative”

Dopo essermi occupato dei consigli natalizi nell’ultimo post, nel clima vacanziero, mi occupo, spero con la dovuta leggerezza, di diete “alternative”.

Sia chiaro che ognuno mangia come vuole, e crede a quello che vuole, quando non ci sono bambini di mezzo.

Convincersi che il glutine è un veleno, o che i carboidrati sono più dannosi dell’arsenico, o invece che le proteine animali (o il latte, o la carne, o la soia) sono peggio delle sigarette, purché non si finisca per denutrire la prole, è una libertà intoccabile: rivela forse, almeno a volte, poco spirito critico, ma avere il Ministero dell’Alimentazione Corretta, con magari poteri di ispezione dei frigoriferi, sarebbe peggio.

Non voglio neanche discutere i meriti e demeriti della dieta vegana, della paleodieta o di chissà cos’altro.

Probabilmente i consigli nutrizionali ufficiali, che non variano di molto da trent’anni e più, salvo qualche accento, sono meglio di tutte queste mode.

Di certo, anche se qualcuna di queste diete “di moda” fosse meglio della diete mediterranea (dubito) o di una semplice dieta equilibrata, la gran parte – visto che sono opposte, e dato per scontato che senza carboidrati, senza latte, senza soia, senza proteine animali, senza glutine, senza tutto, è dura campare -non è poi così benefica dal punto di vista nutrizionale (diverso è il caso delle scelte etiche, per cui ho il massimo rispetto).

 

Ma qui mi interessa parlare dei discorsi tipici di chi le pratica, e che possono lasciare interdetti e senza risposta se non sono stati sentiti più volte.

Se i parenti vegani stretti vi servono una frittata, e, magari con fatica, la mangiano anche loro, non pensiate che abbiano cambiato abitudini.

A voi loro sembrano matti. Ma a loro siete voi a sembrare matti. Ai matti conviene dar ragione, e anche tranquillizzarli un po’. Lo stesso vale per un paelodietista che vi serve un bel piatto di pasta. Non sono cambiati loro, vi hanno solo riconosciuto come irrecuperabili, che è meglio assecondare.

Ma andiamo oltre. Vi dicono:

“Sì è vero che sembra strano mangiare solo radici/cereali stufati/lardo di Colonnata/ecc, ma diversi medici/nutrizionisti me l’hanno consigliato.”

E qui è facile ritirarsi se proprio non si è un medico nutrizionista. Che cosa ne sapete per andare contro il parere di un medico o di un nutrizionista?

Alt. Purtroppo, alcune persone descritte come “medici” non sono affatto medici; lo stesso vale per i “nutrizionisti”. Magari sono qualcosa-pati e dispensano consigli nutrizionali. O magari hanno sì il titolo accademico e l’iscrizione a qualche albo, ma poi dicono quello che gli pare, avendola letta qua e là, sentita a qualche corso di formazione e/o fiutato dove tira il vento (preferisco quasi la cattiva fede).

Ma è un medico laureato che segue la medicina ufficiale? Ma  è un nutrizionista riconosciuto che segue la nutrizione generalmente raccomandata?

C’è anche la variante: “il nutrizionista invece (o il paleodietista) mi dice che mangio abbastanza carboidrati, ma poche proteine” (di nuovo, rispetto ai riferimenti INRAN, EFSA, OMS o a quelli dell'”esperto” o profeta di interesse?). O quella più estrema: “la formazione dei medici è scandalosa. In pochissimi sanno che il latte fa malissimo, e il callo al mignolo destro è un classico sintomo di eccesso di latte” (esempio inventato, ma la frase è tipo).

Certo, poi, se uno fa una dieta particolare, c’è il dubbio delle carenze, per cui si fanno le analisi. Incontrovertibili:

“Noi comunque facciamo tutte le analisi, e vanno benissimo.”

Primo, se sono valutate dai professionisti di cui sopra, siamo daccapo. Poi bisogna vedere che analisi sono, e se misurano davvero i parametri nutrizionali rilevanti: non basta il fai-da-te intuitivo. Per esempio, non si capisce dalle analisi del sangue se si assume abbastanza calcio nella dieta.

Certo poi, se anche gli sguardi di intesa dei cugini vi hanno suggerito che la pizza consumata insieme è l’eccezione per i parenti strani (voi), e che quindi delle dieta si inizia a parlare, c’è un argomento all’apparenza conclusivo:

“Non è vero che facciamo la paleodieta. Sì, ci ispiriamo, ma mangiamo anche carboidrati.”

Nelle sue variazioni per la dieta scelta, questa si sente spesso. Diffidare è necessario, perché nella frase manca il quanto. Non è mangiando 40 g di carne o pesce o uova alla settimana che la dieta non è vegana; magari si prova l’esperienza di rompere il tabù, ma nutrizionalmente non cambia nulla. Anzi, è peggio perché, con questa scusa, si pensa di non dover supplementare la dieta con gli integratori di micronutrienti di solito prescritti a chi fa diete di forte esclusione.

C’è anche la variante “sì ci ispiriamo a questo libro, ma non lo prendiamo alla lettera”. Tradotto: i dotti dell’interno dell’Arabia Saudita sono molto più flessibili nell’interpretazione del Corano di quanto lo siamo noi nell’applicare i dettami del tomo dietetico di riferimento.

Scontato il disinteresse per qualsiasi studio serio anche se sembra avvalorare le loro tesi, se anche i medici non vi hanno convinto, c’è il premio Nobel in agguato:

“Le multinazionali manipolano i consigli nutrizionali che seguono tutti [Ndr, voi], mentre questa dieta è consigliata da un premio Nobel.”

Che le multinazionali manipolino, o tentino, non c’è dubbio (in Italia, poi, più che altrove); che stravolgano non credo proprio.

Ma a parte questo, di premi Nobel, di scienziati eminenti andati giù di testa ce n’è decine (anzi forse c’è la maledizione del Nobel); anche se non vanno giù di testa in generale, nei campi non propri possono essere eccentrici (i fisici sono molto esposti).

C’è un premio Nobel che sponsorizza le idee più strane di un’azienda italiana: giù di testa, profeta o vile interesse? Non so, ma escluderei il profeta perché, che un’idea strampalata si riveli vera è improbabile, ma non impossibile, che tante idee strampalate si rivelino vere è quasi impossibile.

D’altra parte, l’antidoto sarebbe un’informazione ampia. Vi potreste sentire sollevati da una frase come:

“Guardate comunque che queste cose le abbiamo verificate su Internet. Leggiamo i siti più importanti, ci sono studi, pareri, informazioni, consigli.”

Certo. Magari per voi verificare su Internet significa cercare su Pubmed le revisioni più recenti, andare sui siti degli NIH americani, della FDA, o dell’INRAN.

Per altri verificare significa partecipare al club dei fan della dieta solo patatine fritte, dove vari “esperti” dicono la loro.

Comunque, tipicamente su Internet non si compra. Infatti:

“Ma non so se è vero quello che dici. Io comunque non compro su Internet, questo prodotto l’ho comprato in farmacia.”

Per quanto mi riguarda, viva i farmacisti, e il loro ruolo nella sanità. Ma se la farmacista, dopo che ho comprato vitamina D per nostro figlio piccolo visto che di sole ne prende poco a dicembre ed è in un’eta critica per la crescita (gliel’ho anche spiegato), mi sussurra alla cassa “perché invece non gli fa un vaccino omeopatico?”, qualche dubbio mi viene.

Certo poi la scienza sbaglia, cambia. Meglio guardare all’evoluzione e all’esperienza antica dell’uomo:

“Io credo che dobbiamo tornare ad un modo naturale di mangiare, non possiamo seguire questa tendenza riduzionista, esistono gli alimenti, non i carboidrati, i grassi. I nostri antenati mangiavano in maniera più sana.”

Come al solito, un dibattito scientifico serio viene strumentalizzato. Cosa, poi, mangiassero i nostri antenati, senza specificare dove e quando, ovviamente dipende dal punto di vista: solo vegetali, solo carne o solo scarafaggi?

Va un po’chiarito da che parte si vogliono tirare gli antenati, tenendo conto che, se potessero, vista la fame patita per quasi tutta la storia dell’umanità, si butterebbero un po’su tutti i piatti che gli si prepara.

E siamo qui, milioni di anni dopo, perché i nostri antenati hanno sempre mangiato un po’qua e un po’ là, animaletti, carogne, frutta, verdure, grasso di balena o cavallette, senza troppe fisime: ma certo  va riconosciuto che quando l’obiettivo dei più non è sfuggire per oggi alle zanne della tigre dai denti a sciabola di turno, e superare i trent’anni vivi e sani non è più grasso che cola ma si mira ai 110, si pongono altri problemi.

Poi c’è la questione dei gusti. Che si applica bene all’infanzia:

“Ci credo che ai tuoi bambini i lombrichi soffritti non piacciono. Ai bambini piace quello cui sono abituati: se li abitui alle patatine/hamburger con ketchup/lasagne/torta al cioccolato/gelato/bistecca/coscia di pollo da sbranare/pasta al ragù, ti chiedono quello. Non capisco proprio perché nella nostra società si devono abituare i bambini a mangiare le schifezze. Con una migliore educazione, come quella dei nostri, chiederebbero per una cena speciale i lombrichi fritti!”

Classico. Inutile cercare studi che dimostrino che ci sono preferenze innate, o notare che se un bambino abituato ai lombrichi fritti a casa di amici si avventa sul ragù, forse l’esperimento di condizionamento ha fallito.

A me basta osservare che, come lessi anni fa, ad un soldato italiano nella ritirata di Russia il grasso lubrificante per motori sembrò un burro prelibato. Questo non vuol dire che il grasso per motori sia prelibato, o che faccia bene, ma che in certe circostanze la prospettiva cambia. Per Natale, potendo scegliere, pochi preferiscono il pane raffermo al Panettone.

Quando ci sono di mezzo i bambini, gli esperimenti si dovrebbero fare con grande prudenza.

C’è poi l’arma conclusiva:

“Mah, sarà, però io sto meglio.”

O all’opposto:

“Da quando non mangio più pesce/carne/glutine/latte/pasta raffinata/soia, sto molto meglio”

Può essere vero. La scienza non sa tutto, e spesso è la medicina stessa a non poter o avere tempo di cercare risposte individuali. Penso che sarebbe ingiusto opporre a queste considerazioni certezze granitiche ed universali, l’esperienza è fondamentale nel nostro vivere, l’autodeterminazione anche. Scienza e medicina a volte, in teoria e pratica, sbagliano; penso anche però che un’opinione o un’esperienza non possono ergersi a fatto oggettivo e inconfutabile.

Se gli antichi hanno pensato per centinaia di anni che fare sacrifici ad Esculapio fosse utile per guarire in fretta, non erano tutti intossicati da piombo: è che da un’esperienza singola spesso si sbaglia, il nostro cervello è ottimista.

Eliminare alimenti dalla dieta, senza una ragione provata, può essere indifferente (senza aragoste o senza cicerchie si sopravvive), ma può anche fare male alla salute, privandoci di nutrienti importanti: la scienza della nutrizione esiste perché evidentemente serve.

Insomma, massimo rispetto per la libertà di tutti, ma essere trattati da minoranza retrograda ed ignorante perché si sostiene la dieta varia ed equilibrata, no.

Buon rientro.

@lucabuk

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