Di cosa ci ammaleremo nei prossimi anni?
Mammella, colon e prostata sono gli organi del nostro corpo che gli italiani dovranno controllare più spesso, secondo uno studio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dell’Istituto superiore di sanità (ISS) in associazione con l’Ass. Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM). Lo studio è promosso da Ministero della Salute Italiano e dal Centro per il Controllo delle Malattie (CCM) ed è una fotografia nazionale e regionale dell’incidenza di cancro nella popolazione, ed uno strumento di misura statistica per capire dove dobbiamo migliorare e dove stiamo già migliorando.
Nel 2012 in Italia si sono ammalati di tumore del colon 54.000 persone, 50.000 sono i nuovi casi di tumore alla mammella e 42.000 di tumore alla prostata. E sono proprio questi gli organi più colpiti ed in aumento, insieme a melanoma (12.000 nuovi casi) e il tumore del polmone nelle sole donne, in controtendenza rispetto agli uomini, dove invece è in diminuzione.
Ma non mancano le buone notizie: il tumore allo stomaco in entrambi i sessi e per la cervice uterina nelle donne sono in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Per tutti questi tumori anche la mortalità sta diminuendo, e lo studio indica l’uso preventivo di screening e tecniche di diagnosi precoce come primo responsabile della diminuzione della mortalità. Si sa: prima si individua un tumore, più è facile sconfiggerlo.
Ma lo studio analizza la situazione a livello regionale, evidenziando le possibili differenze sanitarie lungo lo stivale e diverse esposizioni a fattori di rischio più presenti in certe regioni. Le tendenze del rischio di ammalarsi di tumore presentano livelli più elevati nelle aree del centro-nord e più bassi per il sud, anche se tuttavia tali differenze si stanno assottigliano col tempo.
Lo studio propone anche un’analisi sulle cause di certi aumenti, e punta il dito sull’invecchiamento demografico. Potrebbe sorprendere sapere che il primo fattore di rischio dei tumori non è ne inquinamento ne certe predisposizioni genetiche, ma è l’età. L’allungamento dell’aspettativa di vita, in accelerazione in Italia, ha di certo contribuito ad aumentare la prevalenza di certi tumori.
Ma l’analisi riflette su un altro fattore interessante: l’aumento dell’incidenza di certi tumori potrebbe riflettere il fatto che oggi, più che dieci anni fa, siamo più bravi a rintracciarli. Caso emblematico è quello del tumore alla prostata, il cui picco tra il 2005-2010 è quasi certamente dovuto all’introduzione in italia del test per la ricerca dell’antigene prostatico (PSA), un test veloce e di ottimo riferimento terapeutico, anche se non privo di difetti, tra cui molti falsi positivi.
“Questo studio rappresenta un significativo strumento conoscitivo di straordinaria importanza per i ricercatori, i clinici e la popolazione generale” – dichiara Marco Pierotti, Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, in una newsletter distribuita dall’ISS – “ma soprattutto un riferimento fondamentale per chi deve prendere decisioni di salute pubblica nel Paese.”
Come dargli torto.