La scienza e l’arte del dialogo

Ho avuto modo di partecipare come animatore al Festival della Scienza di Genova, che ha ospitato molti eventi, tra i quali dibattiti e riflessioni su argomenti scottanti come terremoti, OGM e molto altro ancora. Vorrei condividere alcune riflessioni con voi su diversi episodi accaduti nell’occasione.

Tra le iniziative cui ho presenziato vi è stato un dibattito sulla sperimentazione animale. Ce ne sono stati parecchi nell’ultimo periodo e, a dire il vero, non c’era tutta la gente che mi sarei aspettato.

Un peccato perchè la discussione è stata molto interessante e dagli interventi e le domande si impara sempre qualcosa di nuovo, specie per coloro che si sentono confusi sul tema, anche a causa degli spot contro la vivisezione che stanno girando sul web e non solo.

Nell’occasione ci sono state proteste piuttosto accese al di fuori dell’aula dove la discussione si stava per tenere. Contestazioni che erano già state anticipate da mail all’organizzazione e alla stessa presidente del festival Manuela Arata.

Alle proteste siamo abbastanza abituati e sono anche legittime se si mantengono entro i limiti del rispetto del prossimo. Cosa che, come avviene nella maggioranza dei casi, non è successa.

Gran parte delle proteste non erano infatti contro la “vivisezione”, ma contro i (presunti) vivisettori, al punto da chiedere a chi entrava o usciva dalla sala “Voi siete dei vivisettori?”.

Di certo un modo molto poco elegante per approcciarsi a degli sconosciuti.

Prima della conferenza sulla sperimentazione animale la sala ne ospitava un’altra intitolata “La tavola della paura”, dove si è trattato delle paure alimentari e di alcuni casi recenti di epidemie o famose psicosi collettive dovute a irrazionalità e poca conoscenza. Tra il pubblico vi era anche un mio ex professore di microbiologia che, appena finita la conferenza, se ne stava andando trovandosi semi accerchiato dai contestatori che facevano “muro” verso la porta con volantini e striscioni.

Il professore ha cercato di sviare la folla visto che non era lì per la conferenza per la quale stavano manifestando i contestatori. Non so se abbia detto qualcosa in proposito, fatto sta che è stato subissato di urla e un coro poco lusinghiero: “assassino, assassino”.

A uno sconosciuto che, fra l’altro, studia i batteri e non gli animali. Vivisettore anche lui?

Se fuori dall’aula vi erano contestazioni dentro la conferenza si è svolta regolarmente con pacatezza e rispetto fra  i relatori e il pubblico. Solo a un certo punto un ragazzo ha fatto irruzione urlando e lanciando pezzettini di carta in giro, ma il tutto si è risolto in pochi secondi. Quello che alcuni dei presenti hanno notato, però, è che il ragazzo era un animatore del Festival:

una persona che dovrebbe avere, se non competenza scientifica e razionalità, quanto meno l’obbligo di rapportarsi positivamente con le persone, capacità di ascolto oltre che rispetto verso chi può manifestare un’opinione diversa.

Ma torniamo a quanto avvenuto fuori perché c’è un’ultima scena che mi ha toccato: tra coloro che hanno seguito la conferenza c’erano anche alcuni ragazzi di Milano, miei amici. Uno di essi si è messo a discutere con alcuni manifestanti cercando di portare le ragioni della scienza e il suo punto di vista. Purtroppo l’esito è stato una coperta di insulti pesanti tra cui “assassino” e “criminale”.

Una persona come tante, che dedica il proprio tempo alla ricerca con passione.

Quello che però mi ha sconvolto è stato vedere una ragazzina di 10-11 anni con l’iPad filmare questo mio amico mentre veniva insultato da quella che probabilmente era la madre.

Quanto è triste veder spingere una ragazzina all’odio; brutto vedere che anche i bambini vengano utilizzati nella propaganda. Triste vedere come non vengano in alcun modo abituati a prendere la distanza da gesti violenti, né a mostrare rispetto verso altre persone. Tutte queste scene ci dovrebbero ricordare quanto dialogo e cultura del rispetto debbano essere qualità ai vertici della nostra quotidianità, mentre sembrano sempre più affievolirsi, a dire il vero non solo per quanto riguarda le discussioni scientifiche.

Sul rispetto, soprattutto, siamo ancora molto indietro.

E credo che queste scene, che molti di noi hanno potuto vedere con i propri occhi, possano renderci ancor più consapevoli di quanto ci sia da lavorare per diffondere non solo l’approccio scientifico, ma anche l’amore e l’arte per il dialogo.

Minacce e insulti, per quanto a volte molto efficaci e di impatto, non devono mai essere mezzi accettabili. Scienza e società devono pretendere che questo principio, apparentemente banale e scontato, venga sempre rispettato.

 

@FedeBaglioni88

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