Biotecnologie: una promessa da mantenere

La copertina del numero zero di Strade

Come anticipato, comincia la collaborazione di Prometeus con la rivista Strade. Oggi esce il numero zero dove presentiamo qualche numero e riflessione su cosa sta succedendo alle biotecnologie italiane. Buone strade!

 

@DNAyx

@s_maccaferri

 

IL FUTURO DELLE BIOTECH ITALIANE, UNA PROMESSA DA MANTENERE
OTTOBRE 2013 / SCIENZA E RAZIONALITÀ

16 Ottobre 2013 di Davide Ederle e Simone Maccaferri
Terzi in Europa per numero di imprese, ultimi per numero di addetti e capacità di accesso ai finanziamenti. Storia, prospettive e contraddizioni di un settore in attesa di un domani.

Le biotecnologie sono il futuro, sono circa vent’anni che ce lo dicono. Sono due decenni, o quattro lustri, in cui le scienze della vita appaiono in tutti i documenti ufficiali come uno degli ambiti in cui investire per creare occupazione qualificata, migliorare la qualità della vita e in ultima analisi portare benessere al nostro Paese. In effetti, il comparto industriale biotecnologico italiano, secondo il rapporto Ernst&Young e Assobiotec oggi annovera ben 407 imprese, è il terzo in Europa, almeno per numero di aziende. All’apparenza si direbbe che ricercatori e industria abbiano creduto nella promessa delle biotecnologie. Tuttavia, e c’è sempre un tuttavia, anche se numericamente vantiamo il terzo posto in Europa, il settore, per numero di addetti e capacità di accesso ai finanziamenti (pubblici e privati) è una cenerentola rispetto ai concorrenti internazionali, specialmente Regno Unito, Germania e Svizzera, che giocano in contesti politico-istituzionali, ma anche culturali, diversi dal nostro.

 

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