Bocciati prima ancora di iniziare

La scuola sta per iniziare, ma non è questa la notizia. Ha cominciato ieri sera infatti a circolare la notizia della (per ora ancora non ufficiale) bocciatura del Metodo Stamina da parte del comitato scientifico chiamato dal Ministero a valutare il protocollo consegnato da Vannoni e Andolina.

Per chi non avesse seguito le puntate precedenti della telenovela (a tutti gli effetti visto che si è combattuta più in TV che nei laboratori): tutto è iniziato con il lancio del rivoluzionario metodo Stamina da parte del programma televisivo le Iene, cui è seguita l’immediata e scontata reazione della comunità scientifica, mancando tale metodo di dati scientifici a supporto.

Nonostante le perplessità della scienza l’Italia stanzia ben 3 milioni di euro (l’equivalente di 80 borse di dottorato) per far partire una sperimentazione. Nel frattempo si scopre che i brevetti millantati da Stamina non esistono e anzi vengono usati a sostegno dell’efficacia della terapia dati ottenuti con altri metodi. Il tutto sempre coperto da un velo di segretezza che male si concilia con la deontologia medica e la trasparenza di una terapia che pretende di essere veicolata dal Sistema Sanitario Nazionale.

Una situazione tanto complessa da spingere l’ANBI a realizzare un video riassuntivo sulla vicenda.

Ed eccoci dunque ora giunti al parere del Comitato Scientifico del Ministero della Salute sul metodo. Le anticipazioni dicono che il verdetto sia in linea con quello già dato dall’ufficio brevetti americano dopo aver analizzato le domande di brevetto di Vannoni:

non ha consistenza scientifica

Dal canto suo, Vannoni ha prontamente rilanciato la sua teoria del complotto:

Non mi aspettavo niente di diverso dal Comitato scientifico. Credo che non sia comunque un comitato imparziale, visto che il 70% dei suoi membri si era espresso contro il metodo Stamina prima ancora di essere nominato all’interno del comitato.

Minacciando un ricorso al TAR.

Un complotto, quello ai danni di Stamina, che avrebbe raggiunto da tempo dimensioni mondiali e che vedrebbe coinvolte le “Big Pharma”, la comunità scientifica italiana (e internazionale), parte della magistratura, l’ufficio brevetti americano, cui ora si aggiungerebbe anche il comitato scientifico del Ministero.

Certo, viene da chiedersi in quanti altri casi si sia autorizzata la sperimentazione di una nuova terapia senza alcun dato scientifico di supporto. Se avremmo mai accettato che una “Big Pharma” iniettasse delle cose non testate, e validate secondo i più rigidi standard, direttamente ai pazienti usandoli come cavie.

Potrebbe dire impunemente una “Big Pharma” quel che dice Vannoni?

Sono curate in questo momento a Brescia 40 persone, senza effetti collaterali e con risultati evidenti che mostreremo

Accetteremmo da una “Big Pharma” l’uso del futuro?

Sebbene questo parere non sarà vincolante, oltre ad augurarci che per una volta la scienza venga ascoltata, siamo curiosi di leggerlo per vedere le sue motivazioni. Magari si saprà qualcosa di più su questa invenzione di cui tutti parlano e che però nessuno, finora, ha ancora avuto modo di vedere.

@FedeBaglioni88

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