OGM: (ri)iniziano le devastazioni
Era prevedibile e, anzi, sarebbe quasi stato strano il contrario. Giorgio Fidenato, l’agricoltore che ha seminato Mais OGM Mon810 in un piccolo appezzamento di terra a Vivaro (Pordenone), ha fatto sapere che
una porzione di uno dei suoi campi OGM è stato distrutto nella notte da(i soliti) ignoti.
Un brutto gesto che non ha nulla da dire, almeno di costruttivo. E temo che, come al solito, tutt’al più verrà derubricato a “disobbedienza civile”.
Da settimane tante persone, su facebook e altrove, avevano mostrato la volontà di distruggere i campi di Fidenato. Senza pudore, senza dubbi. Non c’è da stupirsi. D’altra parte la nostra classe politica ha appena votato all’unanimità a favore di una mozione contro OGM autorizzati (e contro la sperimentazione) citando il semprevivo studio-bufala di Séralini. E tante altre associazioni, anche importanti sul piano nazionale, hanno auspicato, in maniera più o meno esplicita, la rimozione di quel campo.
Nessuno di loro è però venuto a Vivaro in occasione del convegno-manifestazione per la libertà di coltivazione e di ricerca sugli OGM. Nessuno di quelli che han tanto parlato in questi giorni della vicenda ha visto la grandezza di quell’appezzamento che, poco più grande di un campo di calcetto, è stato descritto come minaccia della biodiversità e dell’intero settore agricolo italiano. Nessuno di questi, a differenza del sottoscritto, è andato lì anche solo per ascoltare o per dire la propria e, perchè no, protestare civilmente.
Già, la civiltà. Quel senso civico che si pretende da tutti, come il rispetto delle regole e della libertà altrui, ma che si è disposti a derogare quando riguarda le proprie scelte e i propri interessi.
Ricordiamo, ad esempio, le parole del Ministro De Girolamo che ha ammesso candidamente e pubblicamente di stare predisponendo un decreto per bloccare gli OGM autorizzati dall’Europa, pur sapendo di essere a rischio sanzioni, confidando nella lentezza della burocrazia.
Abbiamo ancora negli occhi la distruzione dei campi sperimentali OGM dell’Università della Tuscia, non per rischi di salute o contaminazione ambientale (quei campi erano lì da più di dieci anni senza problemi), ma per inadempienze dello Stato. Inadempienze sfruttate e fortemente volute da tutti coloro che cercano da sempre il cavillo per poter bloccare e limitare qualsiasi “proposta” che riguardi gli OGM.
La devastazione operata da ignoti è molto più di una distruzione fisica di qualche centinaio di piante. E’ la distruzione del concetto di coesistenza pacifica e civile, del rispetto delle scelte altrui, anche se non le si condivide.
Questa distruzione è l’ennesima conferma di quanto il nostro Paese abbia bisogno di una vera rivoluzione che parta dall’educazione civica e arrivi alla cultura scientifica. Una rivoluzione che non sia di facciata o ideologica, come tante del passato, ma fondata sul dialogo, la conoscenza e il rispetto.
Alcuni primi passi li abbiamo fatti, altri li stiamo facendo. Non permettiamo che questi gesti indeboliscano la nostra voglia di cambiare questo paese, non permettiamo che ci facciano perdere la speranza.