Lavitrano, EXPO2015 e Vandana Shiva

Qualche tempo fa ci siamo occupati dell’invito che l’Università di Milano-Bicocca ha fatto a Vandana Shiva in occasione sia agli ExpoDays che per contribuire alla realizzazione del Cluster del Riso. In quei giorni avevamo posto alla Prof.ssa Marialuisa Lavitrano una serie di domande su questo e altri temi. Ecco le risposte.

 

L’Università Bicocca che ruolo avrà in EXPO2015 e quali competenze intende attivare per affrontare la sua sfida di “Nutrire il Pianeta”?

L’Università UNIMIB è da tempo palestra di formazione per gli studenti e i docenti nel trasformare l’esposizione universale in un momento creativo, di responsabilità e sapere universale-universitario attraverso continui laboratori e attività formative. Allo stesso tempo l’università è in prima linea nel processo di coinvolgimento ed attivazione dell’interesse scientifico degli studenti e dei ricercatori per quanto riguarda il tema di uno sviluppo sostenibile e innovativo a partire dalla messa in comune e/o dalla promozione di buone pratiche. In questa prospettiva, il rilievo sistematico di saperi legati sia alle tradizioni che alle percezioni e alle relazioni tra i vari soggetti in gioco, il territorio, l’ambiente e la sua fruizione, e la loro organizzazioni in banche dati, come il progetto Gjusti,  e allo stesso tempo progetti dedicati al tema della biosicurezza, alimentare e dell’ambiente – in particolare della salvaguardia del mare, del suo essere delicato bilancio di equilibri di benessere per il pianeta umano e terrestre, sono attività di ricerca e di sensibilizzazione già in atto e fortemente orientate all’Expo. Certamente ci stiamo attrezzando per contribuire anche con una grande azione di interazione e ricerca come speriamo che sia il cluster del riso.

 

Vandana Shiva non gode di buona fama all’interno della comunità scientifica. Perché invitare un personaggio controverso come lei e non figure di livello in ambito scientifico come ad esempio Monty Jones o Calestous Juma?

EXPO 2015 pone ai giovani una grande sfida: li riconosce non solo come destinatari ma soprattutto promotori di una Cura della Terra che passa per la promozione di modelli innovativi di studio, protezione e sviluppo della biodiversità. In questa prospettiva l’Università degli studi di Milano Bicocca ha colto come un’opportunità per gli studenti ospitare e confrontarsi in uno scenario plurale e pluralista, come solo un’università sa e deve garantire, con Vandana Shiva, a chiosa del Convegno Internazionale Progetto Gjusti dove il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale era attivamente coinvolta. Vandana Shiva è una voce autorevole nel dibattito mondiale relativo alla stretta correlazione tra sviluppo sostenibile e modelli di governo e di democrazia e pone i giovani difronte allo scenario di complessità cui sono chiamati a dare una risposta, come ricercatori in erba ma anche come cittadini, in un contesto in costruzione tra scienza, diritto e società.

 

Cosa pensa della proposta di Vandana Shiva di un ritorno in massa alla terra e del suo rifiuto per l’innovazione in agricoltura?

E’ stato interessante ascoltare le argomentazioni date da Vandana Shiva al modello sviluppo sostenibile alternativo da lei proposto: Vandana Shiva ha  discusso con gli studenti, dato ragioni di un cambio di paradigma articolato e centrato sul benessere delle persone e sul loro empowerment e sul consolidamento di un rapporto consapevole e rispettoso tra gli essere umani e il mondo, un rapporto di Cura. Questa prospettiva è trasversale a molti movimenti e prospettive che vanno dalla bioetica, all’ambientalismo alle democrazie partecipative, a tutta la comunità scientifica che studia l’esaurimento delle risorse in atto; per l’Università era importante promuovere un contesto di dialogo di qualità, un’Agorà,  su una questione aperta e non solo per Expo 2015.

 

In occasione della visita di Vandana Shiva, lei ha fatto esplicitamente riferimento al “pericolo dell’ingegneria genetica”. Visto che lei ha contribuito a sviluppare diversi modelli animali GM, anche legati agli xenotrapianti, che tipi di pericoli vede nello sviluppo di piante GM?

Non ho idee preconcette, anche se credo che la scelta di usare, introdurre delle piante geneticamente modificate sia innanzitutto una scelta politica o diversamente detto, una scelta di biopolitica, di biodiritto, di bioetica, una scelta che i cittadini, i politici e i ricercatori devono imparare a valutare e fare insieme. Per quanto riguarda i modelli animali che ho contributo a sviluppare, questi modelli hanno una finalità di uso straordinaria, sono pensati come sistema modello per lo studio di patologie in uno ambito complesso di ricerca preclinica, fuori dalla filiera che arriva al cittadino, e prima che la ricerca arrivi e si estenda ai pazienti.

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