La legge è uguale per tutti?
Oggi sul Corriere della Sera è comparso un articolo in cui la ministra delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo annuncia:
Farò un decreto a tre firme per vietare la coltivazione di OGM in Italia
L’iniziativa nasce dopo l’ormai noto caso dell’agricoltore Giogio Fidenato che, in seguito al via libera dalla Corte di Giustizia Europea, ha deciso di seminare il mais GM Mon810, resistente alla piralide nei suoi campi vicino a Pordenone. Sappiamo dell’opposizione di gran parte dei politici agli OGM. Sappiamo quanto spesso vengano usate argomentazioni allarmiste e spesso prive di fondamento per imporre veti su questo tema, e, in questo, la neo-ministra non è stata da meno, almeno a giudicare dalle sue dichiarazioni:
Gli OGM non sono utili all’Italia. La nostra è un’agricoltura d’eccellenza, sana e pulita. L’immagine nel mondo non va sporcata. Non è un atteggiamento pregiudiziale.
Frasi che ormai sentiamo giornalmente, anche se gran parte di quell’agricoltura d’eccellenza di cui parla la ministra fa grande uso di mangimi da OGM come ha ricordato anche stamattina nel suo intervento Maccaferri:
In un sistema agricolo come il nostro, dove il DOP (che comunque nella mangimistica fa largo uso di OGM di importazione) e il suo indotto rappresentano, come anche qualcuno via twitter faceva notare, meno del 10% dell’agroalimentare nazionale, e il biologico, in gran parte sovrapposto a questo, arriva al 3%, dovrebbero esistere ampi spazi anche per un’agricoltura avanzata che fa dell’innovazione e diversificazione dei prodotti un valore aggiunto.
Ogni giorno cerchiamo quindi di far notare che, sì, questa opposizione è pregiudiziale. Perché pensare che un mais possa “sporcare” le altre colture, solo perché modificato con una particolare tecnica (peraltro decisamente più precisa di altre, reputate “pulite”), senza che si considerino le peculiarità della modifica inserita, rientra appieno nella definizione di pregiudizio.
Nunzia De Girolamo, però, si è spinta oltre:
Faremo un decreto a tre firme (…). L’Europa lo potrebbe impugnare [riferito alla sentenza di un mese della corte di giustizia dell’UE], è vero, e ci esponiamo a una violazione delle regole comunitarie. Però nei confronti della Francia, che ha bloccato le coltivazioni OGM con un provvedimento simile, Bruxelles non ha ancora avviato la procedura d’infrazione.
In sostanza pare di capire che il ministro dica che intende ignorare la legge consapevolmente, infrangendola, e confidi di farla franca confidando nelle lungaggini burocratiche e nelle paludi politiche. Ricorda un po’ l’atteggiamento, tipicamente italiano, per cui prima di pagare una multa è meglio aspettare perché “magari se la dimenticano, magari viene persa”. Salvo poi pretendere da altri (in questo caso Fidenato) il rispetto di ogni singola – presunta – norma (“Non ha rispettato le regole”).
E’ forse questo il buon esempio che il nostro ministro vuole dare? Non abbiamo già perso a sufficienza credibilità? Dobbiamo mostrare il nostro lato “furbesco” anche con le parole esplicite di un ministro?
Mi chiedo, per concludere, se non sia arrivato davvero il momento, da parte di tutti coloro che lavorano nell’ambito delle biotecnologie agrarie e non solo, di dare un segnale, di far sentire la nostra voce: abbiamo già dimostrato, in seguito all’occupazione di Via Vanvitelli a Milano, che i ricercatori possono (e devono) dire la loro e possono anche farsi sentire a livello mediatico. Abbiamo dimostrato l’8 giugno che c’è voglia di parlare alle persone e spiegare le proprie posizioni e convinzioni. L’anno scorso, quando furono distrutti gli ultimi campi sperimentali (pubblici) OGM italiani, non ci fu un’azione di protesta visibile e tutto avvenne in un raggelante silenzio-assenso. Non lasciamoci sfuggire anche quest’occasione. Perché più il tempo passa e meno ci saranno occasioni per difendere il futuro di questo paese.