italy4science: anche la ricerca sa cinguettare
E’ tempo di tirare le somme per Italia Unita per la scienza, o meglio italy4science – dal nome del nostro contestatissimo hashtag – e vedere cosa ha funzionato e cosa no di questo piano di comunicazione web realizzato in pochi giorni e con tanta fatica.
Fatica sì perchè non si è trattato solo di decidere quali canali usare e come usarli, o di scegliere gli hashtag delle conversazioni dove l’engagement era più probabile, ma ci si è trovati ad addestrare una decina di twitterer, almeno uno per ogni sede, quasi sempre di notte, perché di giorno tutti noi avevamo mille altri impegni.
E i twitterers ce l’hanno messa tutta non solo ad imparare, ma anche a coinvolgere altri, così sabato pomeriggio in poche ore i nostri twitterer sono diventati 220, e hanno scambiato quasi 1600 tweet e circa 600 RT. Con qualche RT d’autore come quello del ministro Carrozza o del premio nobel per la fisica Brian Schmidt.
Ma siamo anche riusciti ad usare gli hashtag giusti e, infatti, nella twittersfera non siamo passati inosservati: qualcuno ci ha sponsorizzati con grande entusiasmo, qualcun altro ci ha risposto con tweet ironici, altri hanno colto l’occasione per inviare via twitter le domande al relatore, e tra città e città si sono confrontati in tempo reale su ciò che veniva detto nelle varie conefrenze. E il dialogo non si è fermato, sta continuando su Twitter, mentre su facebook si tirano le somme, si commenta, si pensa al domani e si segnalano i link dove sono stati caricati i materiali perché questo è un evento da non dimenticare.
Per questo motivo oltre alle pagine di questo sito, stiamo allestendo una bacheca Pinterest con le foto, audio e video delle conferenze e dei flash mob tenutisi nelle diverse città. In queste ore i referenti delle varie sedi stanno lavorando freneticamente per ripulire gli audio dai fruscii, ottimizzare foto e video e caricare online tutta la documentazione.
In molti hanno detto che questi “ragazzi” non sanno comunicare, forse se guardiamo solo all’apparenza questo è in parte vero, ma se guardiamo oltre, credo che questi “ragazzi” siano stati bravissimi a comunicarci che i giovani italiani hanno ancora voglia di rimboccarsi le maniche per qualcosa in cui credono, che sanno lottare, sanno affrontare le avversità a testa alta e sanno far tesoro delle critiche con grande umiltà. Sono stati bravissimi a comunicarci con le loro azioni, che forse anche noi dovremmo essere un po’ meno criticoni e agire di più.