#italy4science a Roma: Calvin&Hobbes, i mostri sotto il letto e gli OGM
In rispettosa e lunga fila per porre una domanda. Questa è l’immagine (qui l’articolo intero) che mi resta dall’incontro di Roma di #italy4science, cui ho partecipato per parlare di OGM nel contesto più generale della sicurezza alimentare.
Insieme a questa, non si dimentica quella del bambino di seconda elementare che ritira un libro come premio per essere stato tranquillo per tre ore ad ascoltare uno stimolante, ma complesso, dibattito (questa premiazione, e tutta la chiacchierata, è raccontata dall’ottima moderatrice Silvia Bencivelli qui).
La sensazione è che, nonostante dibattiti in TV, mille canali del digitale, Twitter, Facebook, blog, hang-out vari, ci sia ancora bisogno del dibattito pubblico tra persone fisicamente nello stesso posto.
Molti gli spunti dei partecipanti (tanti!). Ad esempio:
Come si fa ad invertire la tendenza negativa sulla percezione della scienza?
Personalmente non credo ci sia stata una risposta del tutto soddisfacente: gli scienziati sono usciti dalla Torre d’Avorio, spesso oggi sanno anche comunicare, ma non basta. Io punto su autorevolezza e trasparenza – che hanno un prezzo – chiedendo al pubblico più volenteroso l’impegno ad ascoltare le ragioni della scienza. Ma credo si possa andare oltre e parlare di impegno civico: certo, rispetto e tolleranza, ma forse una parolina all’amico farmacista, o medico, che vuole convincerti ad usare un prodotto omeopatico o a non vaccinare tuo figlio si può dire.
Un professore di filosofia ha confessato la sua ignoranza e ha spiegato che, proprio per questo, ha portato i suoi studenti ad ascoltare di scienza. Complimenti!
Uno studente mi ha chiesto personalmente, dopo il dibattito, come si fa a scoprire che un “meme“, un articolo o un post è una bufala, quando qualcuno di affidabile non lo ha già smascherato: non è facile.
Probabilmente nell’epoca di Internet, che ci espone maggiormente alle stupidate e contemporaneamente ci dà più facile accesso ai mezzi per smentirle, si dovrebbe insegnare anche questo: come scoprire da fonti autorevoli se qualcosa è palesemente falso. Forse è lo spunto più importante.
Nello specifico, mi è stato chiesto se gli OGM si sviluppano per profitto e anche se, al di là dei rischi alimentari, il bilancio complessivo degli OGM è positivo, e se le sementi OGM veramente non possono più essere conservate di anno in anno dagli agricoltori. Si potrebbe parlarne nel dettaglio, ma forse – a scuola o nell’università – sarebbe necessario parlare prima di tutto di come funziona l’agricoltura e, più in generale, l’economia alla base della nostra (ora incerta) prosperità, con o senza gli OGM. A quanto pare manca l’ABC.
Sono rimasto ammirato dagli altri relatori, oltre che per la competenza e la simpatia, anche per non aver dovuto sentire le solite lamentele sui media – anzi l’ammissione che a volte sono proprio i ricercatori a produrre, anche in buona fede, strani effetti mediatici, per arrivare a scienziati che arrivano a manipolare i media stessi. Certo ci si deve chiedere perché chi, come ad esempio Le Iene, vuole passare per crociato della verità, non abbia paura di fare figuracce sostenendo tesi assurde.
Raro sentire anche il riconoscimento del valore positivo del dialogo anche con la parte più seria del movimento animalista, che ha portato ad oggettivi miglioramenti sia per il benessere animale che per la qualità degli studi.
Difficile non apprezzare anche la coraggiosa segnalazione dei conflitti di interesse e delle mancate prese di posizione degli ordini professionali, tutti aspetti che segnano le vicende del nostro Paese molto più e in maniera diversa di quanto si pensi – e su cui una comunità scientifica che vuole essere autorevole e chiede fiducia non può essere timida.
E cosa ho detto io?
Ho cercato di spiegare che la paura degli OGM, specie se possono finire nei piatti, è naturale, istintiva ed emotiva. Dalla stessa parte emotiva di noi, oltre alle paure, vengono fuori tante cose belle, compresa la stessa passione per la scienza. Ma ad un certo punto bisogna ragionare da adulti.
Ho detto poi che è strato che, a fronte del fatto che nessuno parli di listeriosi, E. coli VTEC che causa SEU, di campilobatteriosi, di norovirus e tanto altro che fa davvero ammalare, soffrire e anche morire le persone, siano gli OGM, mangiando i quali non si è mai ammalato nessuno, a polarizzare il dibattito sulla sicurezza alimentare.
Infatti, dei rischi per la salute degli OGM aveva sentito parlare quasi tutta la sala; dei veri problemi di sicurezza alimentare invece non arrivavano a cinque, compresi un bravo biologo che ha lavorato con me, e mia moglie. Questa situazione – percezione dei rischi non informata dai fatti – distorce le priorità della ricerca, dei media, della politica, e alla fine lo si paga in malattie.
Anche nella debacle Starlink, in cui giustamente si è usato il pugno di ferro, non si è fatto male proprio nessuno: il rischio era ed è rimasto solo teorico.
Per questo qualcuno mi ha detto, a conferenza finita, che sono stato troppo ottimista.
Non lo sono: si possono costruire OGM dannosi, volendo, e prove di sicurezza rigorose sono necessarie. Anche se i rischi più indefiniti e “paurosi” per la salute sono del tutto improbabili per non dire impossibili, un alimento allergenico in più non è accettabile (anche se non fa paura), e non tutte le piante si controllano, in Europa e negli USA, bene come il mais.
Però, di sicuro, gli OGM non dovrebbero essere i mostri sotto il letto di Calvin e di Hobbes che non ci lasciano dormire. Se non superiamo la paura, lasciamo che i mostri veri restino indisturbati.