I pro-SA-gonisti: Alberto Ferrari

Prometeus prosegue nelle interviste ai pro-SA-gonisti della manifestazione del 1 giugno a favore della Sperimentazione Animale. Dopo Giuliano Grignaschi del Mario Negri oggi è la volta di Alberto Ferrari.

Chi è e cosa fa Alberto Ferrari?

Sono laureato in neurobiologia e da un anno studente di dottorato in medicina molecolare. Mi occupo di studi comportamentali lavorando prevalentemente con roditori. Sono anche socio fondatore di Pro-Test Italia e membro del suo comitato scientifico.
Mi piace la scienza, e mi piace spiegare le scienza e le sue ragioni anche a quelli che non ci sono in contatto tutti i giorni. Anche per questo sono stato fra gli iniziatori dell’avventura di Pro-Test: la nostra associazione vuole riempire in particolare un grave vuoto di informazione e comunicazione che si è venuto a creare attorno alla sperimentazione animale, tema cui peraltro molti sono particolarmente sensibili.

 

Perché sei sceso in piazza?

Giusta domanda… Dopotutto si può fare ottima informazione scientifica anche stando seduti dietro a un computer o davanti a una telecamera, no?
Ecco, sono dell’idea che nella comunicazione della scienza in Italia ciò che spesso va storto non sia tanto il passaggio dei contenuti scientifici, ma il fatto che essi siano percepiti come distanti e di nessun interesse, e che la figura del ricercatore resti avvolta da un’aura di severità e freddezza.

Se il problema è, come io penso, che la scienza e gli scienziati sono avvertiti come distanti dalla società, la soluzione non può essere che ridurre la distanza: incontrare la gente, parlarle e guardarla negli occhi.

Se vuoi dimostrare la tua vicinanza e il tuo interessamento a quello che accade fuori dal laboratorio, non puoi farlo da dentro al laboratorio; devi scendere in piazza, metterci anima e corpo. Questo era lo spirito della manifestazione dell’uno, che non era solo ricca di contenuti scientifici, ma anche di “calore umano”, se mi concedete l’espressione un po’ retorica, e questo è stato l’aspetto più bello e utile secondo me.

 

Che messaggio vorrebbe che passasse alla gente?

Che siamo anche noi “gente comune”, è proprio quello il punto. Il nostro lavoro non è di per sé diverso da quello di un dentista, di un operaio, di uno scrittore, di un ballerino… di chi si vuole. Facciamo tutti qualcosa per la comunità in cui viviamo. Non siamo “assassini”, come ci urlavano i contestatori agitando i pugni, e non siamo sadici; ci preoccupiamo delle vite umane come di quelle animali, e facciamo del nostro meglio perché i vantaggi ricavati dalla ricerca scientifica superino i disagi per tutti.
Visti i progressi della medicina (anche veterinaria) e i miglioramenti che la salute pubblica ha conosciuto negli ultimi decenni, mi concedo anche la presunzione di dire che stiamo facendo un buon lavoro…

 

C’è qualcos’altro che vorrebbe far sapere?

Rivolgerei un invito a mantenere un interesse attivo per la scienza come per la sua comunicazione; la speranza che coltivo è che iniziative come quella del 1 Giugno conoscano ancora molte emulazioni. Nel frattempo consiglio a tutti di partecipare alla serie di eventi che si svolgeranno in molte città d’Italia per l’iniziativa “Italia unita per la corretta informazione scientifica”. Si tratta di un’altra bella occasione per confrontarsi con temi scientifici interessanti e di rilevanza sociale incontrando e parlando direttamente con gli esperti che se ne occupano.
Se spesso accade che nell’informazione scientifica restino vuoti ed incomprensioni, allora quale modo migliore per gli scienziati per correggerli, che intervenire personalmente? E quale modo migliore per i non addetti ai lavori che vogliano chiarirsi le idee, che porre direttamente le proprie domande agli esperti? Sogno che diventi una prassi comune.

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