L’hashtag scientificamente perfetto

Twitter HashtagUn hashtag è una parola o frase chiave, che inizia per # e non contiene nè spazi, nè caratteri speciali (quindi niente parentesi, punti o trattini).   E’ un’etichetta che identifica tutti i tweet che parlano di un determinato argomento e ci permette di raggrupparli,  un po’ come la riga “oggetto” delle email.

Fino a qui sembra facile, ma quando ci si mette insieme per scegliere un hashtag per una conferenza, iniziano le difficoltà: o mancano le idee, o non piacciono le parole chiave proposte, o sono già occupate. Come fare? Come sempre seguendo qualche accorgimento tecnico.

L’hashtag di una conferenza non ha necessità di essere bello o creativo, come invece è richiesto agli hashtag che sponsorizzano prodotti, accompagnano programmi televisivi, o attivano conversazioni online. Per nostra fortuna, non è legato alle regole del marketing e può essere spartano e anche, ammettiamolo, bruttino.

L’essenziale però è che sia funzionale. E allora vediamo come deve essere l’hashtag perfetto.

  1. Corto. Un tweet ammette 140 caratteri, dai quali vanno tolti i caratteri per l’inserimento di link, i caratteri per permettere il retweet,  i caratteri per eventuali mentions, e ovviamente i caratteri del nostro hashtag.  Per non occupare troppo spazio preferiamo allora #bio a #scienzedellavita.

  2. Facile da ricordare. Per una conferenza normalmente si utilizzano acronimi, ad esempio la “conferenza nazionale sulla sanità 2013”, può essere rappresentata da un semplice #cns13

  3. Chiaro, perchè spesso dovremo comunicarlo a voce, quindi se l’acronimo diventa difficile da leggere come ad esempio #swdfdg, cerchiamo di semplificarlo o cambiamolo. Nel caso di un hashtag composto da due parole facciamo attenzione alle lettere doppie, ad esempio #BioOggi, diventa inevitabilmente #biooggi. Ancora, #scienzaxtutti non è adatto ad essere comunicato verbalmente, dovremmo spiegare che “per” va scritto “x”.

  4. Significativo, #bulimia è molto più preciso di #disturbialimentari

  5. Digitabile. Alle conferenze le persone twittano principalmente con telefonini o tablet, i tasti sono piccoli, il completamento automatico è attivato, ed è più facile sbagliare a digitare. Inoltre si scrive velocemente, spesso #scienza, diventa #sceinza, e ogni cambio di tastiera per passare da lettere a numeri, è un deterrente all’uso. Sono allora da evitare hashtagh che contengono un numero al loro interno come ad esempio #bio4all. Senza contare che i cambi di tastiera portano spesso all’involontario inserimento di spazi e l’hashtag del nostro esempio potrebbe diventare #bio4(spazio)all

  6. Unico. Questa è una caratteristica importante se vogliamo monitorare l’hashtag, soprattutto al termine della conferenza per vedere quante persone siamo riusciti a coinvolgere. L’hashtag scelto va allora sempre ricercato nello stream, per assicurarsi che non sia in uso, o comunque che non venga più usato da tempo. Se viene utilizzato meglio lasciar perdere, potrebbe diventare impossibile distinguere i tweet della conferenza dagli altri.

  7. Ufficiale. Una volta che è stato deciso deve circolare il più possibile. Va inserito nel sito, nelle locandine, ed essere chiaramente affisso in ogni ambiente della conferenza.  Se i partecipanti non trovano l’hashtag ufficiale in modo immediato, inizieranno ad usarne uno inventato al momento, e non sarà più possibile rintracciare i tweet.

  8. Consolidato. Nel caso uno stesso evento si tenga in più città, si usa un solo hashtag al quale vengono affiancate le sigle delle diverse sedi, ad esempio #def, diventa #defmi a Milano, #defbo a bologna e così via. Lo stesso vale per l’identificazione di singole sessioni.

  9. Riutilizzabile. Un buon hashtag si dovrebbe poter riutilizzare ogni anno, sarà sufficiente inserire alla fine le ultime due cifre dell’anno in cui si tiene l’evento. Riprendendo l’esempio di #def, avremo #def13, #def14

  10. Internazionale. Se la conferenza è internazionale, usiamo un hashtag in lingua inglese, ma facciamo attenzione all’uso degli acronimi: #pd (parkinsons desease) in Italia potrebbe confondersi tra i tweet di un partito politico. La stessa attenzione va prestata se preferiamo un hashtag  italiano con relatori stranieri: #sla in inglese diventa #als.

Cristina Rigutto on Google+

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