80 dottorati, ecco quanto costa testare il metodo Stamina
Ad oggi, nel nostro paese circa 100 persone hanno ricevuto un preparato di cellule “staminali” anche se non approvate per la loro sicurezza e/o efficacia. Il promotore di questa terapia anomala, come spiega bene anche Marco Cattaneo su Le Scienze, è Davide Vannoni, un laureato in lettere che ha affermato di voler fornire tali cure in modo gratuito ai malati (spesso bambini affetti dalle più disparate diagnosi) a dispetto di una “lobby del farmaco” che, sempre a suo dire, impedirebbe ai pazienti di avere accesso alla terapia per salvare i propri profitti.
Vannoni ha indicato che questa lobby coinvolgerebbe Farmindustria e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), passando da complici politici come il ministro Beatrice Lorenzin, Sacconi e Brunetta.
Questa settimana però la Camera dei Deputati ha riesaminato il Decreto Legge Balduzzi (DL 24/13), un controverso dispositivo pensato per consentire ai pazienti di accedere al metodo Stamina. Questa legge sembra essere più il risultato di una combinazione non propriamente riuscita dell’italianissima diffidenza verso la medicina ufficiale e di pressing mediatico più che di una riflessione scientificamente pesata.
La Camera ha sentito i rappresentanti della AIFA, dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e del Centro Nazionale Trapianti (CNT), e ha fatto sedere attorno allo stesso tavolo rappresentati del mondo scientifico, della Stamina Foundation e delle Associazioni dei familiari dei pazienti sottoposti a terapie che utilizzano le cellule staminali.
Come riassunto da OggiScienza, tutti i gruppi hanno espresso un parere negativo e compatto nei confronti della legge. Tutti, escluso, comprensibilmente, il Prof. Vannoni.
In sintesi, questo è ciò che la Camera ha ascoltato (i trascritti della seduta non sono ancora disponibili):
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Ad oggi non ci sono prove che il trattamento funzioni. Questo può sembrare una constatazione ovvia, ma il fatto che i nostri parlamentari abbiano ben chiaro questo punto, in qualche modo, personalmente mi rassicura
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Il trattamento non può essere considerato come un trapianto di organi sperimentale, come il DL proponeva. A dire dei rappresentanti di CNT, un trattamento a base di cellule staminali ha tutte le caratteristiche di un trattamento farmacologico, e come tale deve essere regolato
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Gli studi clinici che il DL vuole introdurre (che sembrano impossibili da fermare al momento) passeranno completamente dalle mani di Vannoni a quelle dell’ISS. Vannoni manterrà i diritti sul protocollo e su chi reclutare per il clinical trial.
“Se gli studi di Stamina saranno fatti al di fuori delle regole, nessuna conclusione scientifica potrà esserne dedotta”
N. Costa (Centro Nazionale Trapianti)
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La produzione di cellule mesenchimali staminali (che il protocollo Vannoni propone) non potrà continuare su nessun paziente se la produzione di tali cellule non verrà eseguita in condizioni di Good Laboratory Practice imposti per ovvi motivi di sicurezza a tutela dei pazienti. Rimane non chiaro se i pazienti attualmente in cura potranno continuare a Brescia (non-GLP) o meno.
La Camera ha quindi votato all’unanimità il DL con le suddette modifiche.
Dalla sua, Vannoni risponde con l’arma del supporto popolare alla sua terapia:
“18.000 persone mi hanno chiesto di avere accesso al trattamento”, e “molti di questi moriranno seguendo i tempi di una sperimentazione ufficiale di tipo farmaceutico”
Quanto ci costerà però questa sperimentazione? Il DL mette a disposizione 3 milioni di euro per il test clinico, che partirà a luglio per 18 mesi. Questa sperimentazione umana costerà quindi quanto 80 borse di studio per dottorati italiani. Mi domando dunque sulla base di quali dati il nostro paese decide di spendere questi soldi per Stamina e non per appunto 80 borse di dottorato.
Considerando la quantità di ricerca pre-clinica e test tossicologici che vengono fatti prima che un prodotto veda anche solo l’ombra di un paziente, il fatto che lo Stato sblocchi questi fondi per Stamina, che queste fasi pare averle saltate a piè pari, sembra francamente incomprensibile, in particolare a tutti quelli che lavorano per studiare malattie degenerative rispettando le regole pensate proprio per tutelare i pazienti.
Per lo stesso “prezzo” avremmo potuto avere 80 dottorandi in più a lavorare sulle malattie degenerative, ma evidentemente il nostro BelPaese non ha la cultura per accorgersene. E continuando a tagliare i fondi per l’istruzione e la divulgazione della scienza ne avremo sempre meno. Pensiamoci.
Per approfondire il caso Stamina:
I troppi interrogativi sul caso Stamina – di Marco Cattaneo (Le Scienze Blog)
Staminali: i brevetti, i pericoli, il business – di Salvo Di Grazia (MedBunker)
Altri articoli apparsi su Prometeus:
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