Staminali: Per chi suona la campana?
Il caso Vannoni approda sull’EMBO Journal con un Commentary a firma di Paolo Bianco e altri 12 ricercatori europei e americani.
Al centro della riflessione la nuova proposta di legge italiana che vorrebbe rendere legali terapie a base di cellule staminali anche se la loro efficacia e sicurezza non risulta ancora provata.
In particolare, nel lungo intervento, oltre a ricostruire la vicenda italiana che, pur seguendone altre due simili negli USA e una in Germania, presenta risvolti non solo mediatici, ma anche politici di gran lunga superiori, evidenzia come anche le terapie a base di cellule staminali debbano essere sottoposte a regole, tra queste:
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Prima di tutto la sicurezza. Non esistono terapie senza effetti collaterali. Gli studi clinici servono a valutarli e devono essere effettuati anche per le terapie con cellule staminali.
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Garantire la sicurezza anche nella produzione delle cellule. Queste terapie prevedono una fase di coltura cellulare in laboratorio. Per evitare di introdurre rischi addizionali in questa fase è necessario che vengano rispettate le norme previste per la produzione dei farmaci. La normativa che regola i trapianti, invocata da alcuni in Italia anche per le cellule staminali, non prevede alcun controllo sulla fase di laboratorio pre-impianto.
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Non c’è compassione senza sicurezza ed efficacia. Esporre i malati terminali a rischi sconosciuti è eticamente inaccettabile. I rimedi somministrati in via compassionevole devono comunque essere sicuri e potenzialmente efficaci, informazioni che emergono solo da dati clinici che oggi non sono disponibili per la terapia in oggetto.
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La medicina rigenerativa deve essere medicina. Non tutte le cellule staminali sono uguali. Al momento la nostra conoscenza su come trasformare queste cellule in medicine è ancora embrionale, è quindi necessario muoversi con cautela e metodo. Per quanto oggi sappiamo l’uso di cellule staminali per curare malattie neurodegenerative non ha logica.
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Ripensare al modello che porta dai risultati della ricerca ai farmaci. Una prematura traduzione di risultati scientifici in potenziali farmaci è causa dell’aumento dei costi di sviluppo di nuove medicine. Il 95% di questi potenziali farmaci risulta insicuro o inefficace e non raggiunge il mercato, allo stesso tempo però incidono sui costi dei farmaci che riescono a raggiungere il mercato dovendo questi sopportare i costi anche del loro fallimento. La fretta inoltre di tradurre risultati scientifici in terapie può, come il caso italiano suggerisce, incoraggiare pratiche, anche se indirettamente, distruttive per i pazienti.