Nature e l’Italia: un rapporto decisamente amaro
La recente manifestazione per difendere la sperimentazione animale, nata dopo l’occupazione del dipartimento di farmacologia di Milano da parte di attivisti animalisti, ha avuto un notevole successo anche presso alcuni telegiornali e quotidiani. Un’ulteriore (e inaspettata) occasione di visibilità, che rende orgoglioso me e tutti quelli che hanno partecipato o collaborato per rendere possibile l’evento, è stata la pubblicazione di un articolo sulla prestigiosa rivista Nature che, seppur in un trafiletto finale, ha dato risalto all’iniziativa.
Quietata l’iniziale euforia rimane da riflettere sul fatto che, ancora una volta Nature ha parlato del nostro paese in un modo decisamente poco rincuorante: non è infatti la prima occasione in cui la rivista commenta vicende alquanto surreali (e pseudoscientifiche) accadute nel “belpaese”. Sono ancora troppo attuali le immagini dei campi sperimentali pubblici distrutti all’Università della Tuscia (qui l’articolo di Nature), ancora aperte le ferite per la sentenza dell’Aquila e la concessione delle cure attraverso il metodo Stamina (articoli di Nature rispettivamente qui e qui). L’ultima ferita, profonda, riguarda quanto avvenuto nei giorni scorsi. Di certo, vista anche la situazione scientifica e non solo in cui versa l’Italia, non avevamo bisogno dell’ennessima pessima figura nei confronti della comunità scientifica internazionale.
Tutto si potrebbe concludere con un banale straccio di vesti contro una politica inetta e che ci vuole ignoranti. Verissimo, ma se ci pensiamo bene ognuna di queste vicende non è più di tanto opera dei politici che non hanno cuore la ricerca, la scienza, ma incarna il pensiero/volontà di una, a quanto pare, sempre più grande fetta degli italiani. In quanti hanno gioito nel vedere Capanna “ristabilire la legalità” in provincia di Viterbo bruciando i campi OGM? In quanti hanno condiviso e diffuso, sdegnati, video, foto e scritte di Golia e del professor Vannoni contro la Kasta? In quanti, per tornare al caso attuale, hanno manifestato solidarietà e approvazione ai gesti degli animalisti “salvatori”, contro i vivisettori assassini delle “Big Pharma”? E quanti di questi, da domani, torneranno a parlare dell’Italia come di un paese che per via dei poteri forti, non investe in ricerca, nella tecnologia e nel futuro? E tra questi troverete sicuramente amici, anche fidati, persone di indubbia intelligenza o che condividono perfino le vostre stesse idee politiche.
Facciamoci dunque tutti un’esame di coscienza e rendiamoci conto che i maggiori artefici dei disastri della cultura antiscientifica siamo noi cittadini e che, proprio per questo motivo non ci sarà nessuno stanziamento di nuovi fondi per la ricerca, nessun nuovo premier illuminato finché non decideremo noi di voler cambiare. Domenica abbiamo messo una prima pietra importante. Ora tocca costruire il resto.