De Manifestatione: una cronaca
L’altro ieri, ormai lo sappiamo tutti, cinque animalisti hanno fatto irruzione al dipartimento di farmacologia dell’Università degli Studi di Milano e si sono barricati dentro usando scudi umani (attivisti legati al collo alle porte antipanico – della serie: “se entrate li ammazzate”).
Sembra che abbiano portato via almeno un centinaio di topi e un coniglio e rimosso tutti i cartellini in modo da impedire la prosecuzione degli esperimenti.
La notizia si è diffusa velocemente tra studenti e ricercatori di tutta Italia e in particolare quelli di Milano e provincia. Grazie al lavoro di tante persone che si occupano di divulgazione scientifica sulla sperimentazione animale (Pro-Test, AFSA…) e tanti volenterosi studenti (tra cui il sottoscritto anche se da poco un ex) siamo riusciti a ottenere un’autorizzazione per una breve manifestazione in piazzale Piola, a Milano, il giorno seguente. In poche ore abbiamo cercato di avvisare più gente possibile disposta a prendersi pioggia, insulti e a perdersi una domenica mattina con scarse previsioni di successo.
Alla fine un drappello di una 50na di ragazzi (tutti abbondantemente sotto i 30 anni) si son ritrovati alle 10 con camici, qualche foglio, striscioni riciclati e pennarelli.
Purtroppo, fin dal giorno prima su FB e poi il giorno stesso a pochi metri di distanza, siamo stati accolti da “costruttivi” insulti e minaccie (anche di morte!) da parte di alcuni animalisti, spero, della peggior specie (perché mi auguro che ci siano animalisti ben diversi con cui poter parlare e discutere comunque mantenendo il rispetto reciproco). E non è assolutamente vero, come affermato al TG regione su Rai 3, che “davanti all’università solo l’intervento delle forze dell’ordine ha impedito che tra i due gruppi si andasse oltre gli slogan e le minacce”, né che “la polizia li blocca in piazza Piola a poche centinaia di metri dal laboratorio”: la nostra manifestazione era autorizzata in piazza Piola e noi, nel pieno rispetto delle regole, siamo rimasti lì, senza nemmeno fare il giro della piazza, senza mai rispondere alle provocazioni di chi, senza alcuna autorizzazione, ci ha subissato per ore di insulti assolutamente gratuiti e minacce spesso decisamente pesanti.
Questa iniziativa voleva essere un segnale per dire che c’è chi difende la ricerca, quella vera, non quella ricamata per un voto o per farsi belli al mondo.
A difenderla non sono le lobby farmaceutiche, non sono i baroni universitari stipendiati, ma sono gli studenti, i ricercatori; coloro che vivono sulla loro pelle stipendi da fame e riduzione dei fondi, coloro che stamattina sono rientrati in laboratorio ed hanno dovuto ricominciare da zero tutta la sperimentazione, coloro che subiscono i danni provocati da chi distrugge campi sperimentali, da chi porta via gli animali, mandando al macero anni di ricerca e soldi e speranze di tutti, credendo di “liberarli”, gli animali; già, perché molte delle cavie “liberate”, al di fuori dell’ambiente di laboratorio, sono destinate a morire, se non, in taluni casi, anche a compromettere la salute pubblica.
Si potrebbe dibattere e scontrarci per ore sugli ipotetici metodi alternativi (o meglio complementari) alla sperimentazione animale, di come limitare le sofferenze o di cosa si faccia realmente in un laboratorio. C’è invece una lezione che tutti dovremmo fare nostra:
ognuno può avere un proprio pensiero sulla SA per questioni puramente etiche (dal punto di vista scientifico già le cose son ben diverse), purché rimanga coerente con le proprie scelte, ma non sono accettabili violenze fisiche e verbali di questo tipo, siano anche per le migliori ragioni al mondo (in questo caso tutte da verificare).
Con chi invade e saccheggia strutture pubbliche/private, con chi urla, con chi minaccia, con chi chiude le orecchie alla conoscenza e all’informazione aprendo le porte all’ignoranza, non c’è dialogo che serva.