Geni e brevetti: nuovo round negli USA
Lunedì la Corte Suprema degli Stati Uniti si è nuovamente trovata a discutere se sia lecito o meno brevettare i geni umani. La questione negli ultimi anni è stata oggetto di numerose cause negli Stati Uniti, ma anche negli altri paesi dove la legge consente di brevettare le sequenze di DNA.
Le due parti in causa, l’Association for Molecular Pathology (AMP) e la Myriad Genetics, hanno esposto le loro argomentazioni rispettivamente contro e a favore della validità di due brevetti di proprietà della Myriad Genetics che coprono i geni BRCA1 e BRCA2, che mutati inducono un’aumentata incidenza di tumore alla mammella o all’ovaio. In particolare, i brevetti conferiscono alla Myriad genetics un monopolio esclusivo sui test diagnostici che identificano queste mutazioni.
La domanda su cui ruoterà il verdetto è se i geni isolati siano “prodotti della natura”, e in quanto tali non siano brevettabili, oppure “invenzioni fatte per mano dell’uomo” e pertanto proteggibili con un brevetto.
AMP argomenta che non vi è sostanziale differenza tra un cDNA umano prodotto in laboratorio e la corrispondente sequenza naturale. Myriad Genetics controbatte enfatizzando l’intervento umano nel generare la molecola di DNA oggetto del brevetto e nello sviluppare un metodo per utilizzarla per diagnosticare le due patologie.
La Corte Suprema dovrebbe pronunciare la propria sentenza a giugno. L’esito della disputa secondo l’opinione di molti, potrebbe modificare radicalmente non soltanto la legge brevetti americana, che da una trentina di anni consente la protezione brevettuale dei geni, ma anche e soprattutto l’industria biotecnologica impegnata nella ricerca genetica.
A favore della brevettabilità delle sequenze di DNA si schierano le aziende biotech, le quali sostengono che sia giusto (e necessario) ricompensare anni di investimenti in ricerca concedendo un monopolio (limitato nel tempo) su test genetici, farmaci e vaccini a DNA che ne derivano. Contrarie ad assegnare questo monopolio, si oppongono le associazioni di ricercatori, medici e pazienti che rivendicano la libertà di svolgere ricerca e sono convinte che il progresso medico e l’accesso agli strumenti diagnostici per patologie legate alla genetica non dovrebbero in alcun modo essere limitati.
Altri esperti poi si mostrano meno preoccupati perché ritengono che nei fatti la rilevanza dei brevetti sui geni stia negli anni diventando sempre più sbiadita. La sentenza della Corte Suprema potrebbe pertanto avere un’importanza più simbolica che pratica per diverse ragioni.
Primo, i brevetti della Myriad scadono nell’arco dei prossimi due anni e pochi altri test diagnostici sono protetti da brevetti su geni singoli.
Secondo, anche se sono stati pubblicati numerosi articoli che mettono in guardia dal fatto che i brevetti coprono ormai quasi tutto (o addirittura tutto) il genoma umano, a ben vedere molti di questi brevetti sono scaduti e diversi altri non impedirebbero di usare un test diagnostico.
Terzo, sarà presto possibile sequenziare l’intero genoma di un individuo con meno di 4.000 $, cioè quanto costa il test diagnostico della Myriad per BRCA1 e BRCA2, e il sequenziamento di tutto il genoma non dovrebbe costituire contraffazione dei relativi brevetti.
Nel caso in cui la Corte Suprema decida contro Myriad e più in generale contro la brevettabilità dei geni, vedremo presto nei fatti se tanto le preoccupazioni quanto i benefici prospettati dalle parti in causa siano stati sopravvalutati o eccessivamente semplificati.