Il Metodo Di Bella non è (ancora) stato riabilitato

Fonti online affermano che il così detto “metodo Di Bella” è stato riabilitato grazie alla pubblicazione sulla rivista scientifica European Journal of Pharmacology di uno studio condotto dall’Università di Firenze. Di Bella è un medico italiano divenuto famoso (alla fine degli anni ’90) per aver proposto un metodo alternativo alle aggressive chemiotarapie per la cura di numerosi tipi di tumori, tra cui quello al seno.

Considerando l’eccitamento del web ed affermazioni del tipo

adesso la comunità scientifica si mette in riga

ho deciso di leggere l’articolo originale. Così, tanto per mettermi in riga anch’io!

Una cosa deve essere chiara: l’articolo è senza dubbio una genuina, originale e valorizzata ricerca di biologia molecolare, per cui ne va riconosciuto il merito ai ricercatori. Cercherò però di parlare qui delle vere conclusioni di quel lavoro.

Scopo della ricerca era di determinare gli effetti molecolari (ovveri i microscopici cambiamenti) che avvengono nelle cellule di un tumore al seno combinando tre molecole: melatonina, acido retinoico e somatostatina. I ricercatori hanno in particolare determinato l’influenza di questi composti sulla proliferazione e la morte delle cellule.

Cosa lo studio NON dice

Purtroppo questo studio non dimostra che la combinazione di Somatostatina agli altri due composti “combatte il cancro” e tantomeno fornisce informazioni chiare sulla Cura Di Bella. Questo perché:

  1. Il cocktail Di Bella (da lui stesso predisposto per il test clinico del 1999) era diverso. Comprendeva infatti melatonina (20mg), bromocriptine (2.5mg), somatostatina (3mg) o octreotide (1mg), e una solutione di retinoici (7g). [Fra l’altro, noto solo ora che queste non sono dosi-peso, quindi pazienti hanno ricevuto queste dosi sia che pesassero 50 o 90 kg]. Questo mix non è quello usato dai ricercatori Fiorentini, che invece comprende melatonina, acido retinoico e somatostatina (a diverse concentrazioni);
  2. Manca un controllo dell’efficacia. Il lavoro non confronta questo trattamento rispetto un altro trattamento;
  3. Il lavoro non è un test clinico. I ricercatori utilizzano questo “cocktail terapeutico” su una linea cellulare, ovvero cellule isolate da un paziente parecchio tempo fa, il che le rende un modello non propriamente ottimale e immediatamente trasportabile ad un essere umano. In genere i ricercatori usano linee cellulari quotidianamente per testare le proprie ipotesi perché sono facili da tenere in laboratorio, molto meno costose ed meno eticamente compromettenti di animali o esseri umani. Di studi che dimostrano l’efficacia di qualche principio attivo sulla crescita delle linee cellulari ne è piena la letteratura scientifica, ma come abbiamo imparato, pur suggerendo nuove cure, questi studi sono purtroppo anni luce dal definire che questo o quel metodo sia efficace in vivo. Per quello, ci sono i test clinici che sono ben altra cosa.
  4. Nello studio non viene fatto il confronto tra cellule di tumore al seno e cellule normali, necessario a determinare gli effetti tossici che questo cocktail potrebbe avere sulle cellule “normali”. Anticipando alcune delle vostre risposte a questo punto: si, la tossicità del cocktail potrebbe non essere una preoccupazione, in quanto un cocktail simile è stato provato su 20 pazienti in un test clinico di fase II senza riferimenti a catastrofici effetti collaterali. Il problema resta: sebbene lavoro sia valido nel caratterizare gli effetti del cocktail su cellule tumorali, rimane poco informativo sulla tossicità specifica per i tumori.

Le fonti online citano poi che:

Lo studio […] ha ricevuto l’approvazione del IEO in seguito alla guarigione di cellule tumorali nel seno di una trentenne.

Non sono riuscito a trovare fonti originali a riguardo. Né sulla stessa rivista scientifica né altrove (se qualche nerd riuscisse a trovarle e condividerle, gliene sarei molto grato!). Se con “guarigione di cellule tumorali” si fa riferimento a questo lavoro, segnalo che le cellule non sono “guarite” (termine che per una linea cellulare potrebbe quasi non avere senso), ma semplicemente morte sotto l’effetto del cocktail, perché il cocktail è tossico. Inoltre né Umberto Veronesi né l’Istituto Europeo di Oncologia sono citati nella pubblicazione, e non mi è chiaro perché alcune fonti citino l’oncologo come parte del progetto.

Stando così le cose, l’entusiasmo mi pare ancora un po’ prematuro.

Il multitrattamento Di Bella (MDB) rimane ancora non riconosciuto come ufficiale nella pratica medica. Nel 1999, Roberto Raschetti (incaricato dal Ministero della Salute) pubblica su BMJ i risultati dei un test clinico di fase II su 386 pazienti reclutati in diversi ospedali della penisola, e conclude che il trattamento è inefficace. Il lavoro è stato condotto assieme a Di Bella, che ha preso parte alla stesura dello studio.

Quindi no, almeno per il momento, non ci siamo ancora liberati dal cancro.

Una riflessione conclusiva

Questa confusa nube di informazioni riguardo le innovazioni della pratica medica è in parte colpa del fatto che ancora troppi articoli scientifici non siano #openaccess. Cittadini e medici, per poter leggere i lavori scientifici e documentarsi di prima persona, devono pagare l’editore nello stesso modo in cui pagherebbero per comprare un libro (spesso allo stesso prezzo). Io ho la fortuna di poter avere accesso alle fonti attraverso la libreria dell’Istituto nel quale lavoro, ma quanti possono?

@riccardoguidi87

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