Anti-cancro Made in Cuba – Parte 1
La lotta contro il cancro è una lenta partita giocata su tre sponde: rigorosa ricerca scientifica, pazienza e fortuna. Spesso, questo già complesso tavolo da gioco soffre dell’interferenza del profitto delle ditte produttrici, la disperazione dei pazienti, la sete di fama dei ricercatori.
Di questa lotta intestina tra fare bene e fare presto sono ben consci i migliaia di ricercatori che svolgono correttamente il proprio lavoro, adottando un atteggiamento scettico e rigoroso su quello che loro stessi scoprono. Altrettanto non si può dire per le centinaia di post e blog in rete che narrano le incredibili imprese di certe cure tumorali.
Seguendo quanto fatto con l’indagine scaturita dal metodo Vannoni, Prometeus ha esplorato una zona grigia della lotta al cancro, che ha origine a Cuba. La piccola nazione sarebbe un fiore all’occhiello della ricerca medica, a dire di molti, che semplicemente non raggiungerà mai le case dei pazienti occidentali per via di congiure mediatico-politiche. Alcuni siti incitano ad un turismo della speranza, e lamentano la mancata attenzione dei media nei confronti dell’innovazione cubana.
Attualmente sul piatto ci sarebbero due prodotti di punta: uno è un vaccino anti-tumore, l’altro un rimedio omeopatico ottenuto dal veleno di scorpione. Li analizzeremo in due puntate, cominciando dal vaccino.
Il Vaccino anti-tumore
La vaccinazione è un metodo efficace per stimolare il sistema immunitario contro un particolare nemico del corpo. Nel caso di una vaccinazione terapeutica anti-tumorale, al soggetto si somministra una molecola (antigene) che assomiglia alle cellule che stanno crescendo in modo anomalo nel corpo, esercitando un coattivo risveglio del sistema immunitario che dovrebbe iniziare a distruggerle.
È importante ricordare che l’Istituto Nazionale per il Cancro americano (NCI) riporta l’approvazione di un solo vaccino per uso commerciale per la cura del cancro alla prostata, anche se altre centinaia di vaccini sono in fase di sperimentazione/approvazione.
Per quanto riguarda il vaccino sviluppato nella terra di Castro, si tratta in realtà di due prodotti distinti ma correlati: Racotumomab e NGcGM3/VSSP.
Racotumomab è un anticorpo monoclonale murino anti-idiotipo. Una volta somministrato nel corpo, Racotumomab stimola la creazione di un secondo anticorpo che reagirebbe contro gangliosidi contenenti NeuGc, solfatidi e altri componenti espressi in tumori. Il vantaggio nell’uso di una terapia anti-idiotipica è che l’antigene da somministrare è di facile produzione con le tecnologie per anticorpi monoclonali. Su questa tecnologia, l’ELEA Laboratories di Buenos Aires (Argentina) ha recentemente pubblicato un test per analizzarne l’efficacia in polli, utilizzando diversi adiuvanti (stimolatori della risposta immunitaria).
L’altra vaccinazione terapeutica, NGcGM3/VSSP, è una preparazione dell’antigene NGcGM3 associato a una gamma di adiuvanti che stimolano la risposta immunitaria e facilitano la solubilizzazione dell’antigene.
In particolare, la tecnologia sfrutta nano-vescicole di grasso prodotte dal patogeno Neisseria alle quali si lega l’antigene NGcGM3. GM3 è una molecola abbondantemente prodotta dai tumori.
Brevetti e autorizzazioni
Entrambi i vaccini sono stati protetti con diversi brevetti dal Centro de Inmunologia de la Habana in numerosi paesi dei cinque continenti.
Brasile, Argentina, Ecuador, Peru, Messico, Uruguay, Stati Uniti, Canada, Europa, Cina, Russia e repubbliche limitrofe, India, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa
I diritti su brevetti sull’anticorpo sono stati in realtà ceduti alla Recombio, una società internazionale di Joint Venture con sede in Spagna, che sta svolgendo studi preclinici e clinici.
Studi clinici sul Racotumomab
Ad oggi, la Recombio ha eseguito numerosi, ma piccoli, test clinici di fase uno per testare esclusivamente la sicurezza dei loro prodotti. Nel caso di Racotumomab, il laboratorio Elea SACIF yA sta sperimentando in Argentina un test clinico di fase due, iniziato nel 2009 ed ancora in fase di reclutamento (Code: NCT01240447). Il test è registrato anche dalle autorità Americane, sottolineando che se dovesse portare a buoni risultati, anche il ‘mondo occidentale’ sarebbe pronto ad usufruirne.
Lo studio sembra essere ben pianificato, anche se conta solo 30 pazienti e come scopo principale non c’é l’analisi della sopravvivenza dei pazienti (vero e proprio scopo del trattamento) ma una lunga lista di fattori fisiologici che rifletterebbero che la cura stia facendo il suo dovere. Si potrebbe credere che queste due cose (sopravvivenza e fattori fisiologici) vanno di pari passo, ma non è necessariamente cosí.
Studi clinici sul NGcGM3/VSSP
Nel caso di NGcGM3/VSSP, un test clinico di fase due è stato autorizzato nel 2002 a Cuba per 80 pazienti con tumore metastatico della mammella (Code: IIC-RD EC058). Nonostante siano passati 11 anni, non è stato possibile rintracciare la pubblicazione scientifica dei risultati del test, ma solo ciò che l’azienda riporta sul sito: “i primi 34 degli 80 soggetti mostrano una forte tendenza verso una migliorata sopravvivenza e stabilizzazione dei tumori”. Tutti i dati di un test clinico devono però essere scrutinati da un’agenzia del farmaco prima di poter prendere per buone le conclusioni propagandate dal possessore dei brevetti.
In conclusione
A questi vaccini cubani si attribuiscono frasi del tipo: “sebbene non curino dalla malattia, [questi vaccini] riducono o stabilizzano la crescita di tumori, di conseguenza aumentano la speranza e la qualità della vita”. Diciamo che allo stato attuale affermazioni come questa risultano quantomeno premature.
Per evitare di dare false speranze ai pazienti forse è meglio aspettare la pubblicazione degli esiti degli studi clinici e le relative autorizzazioni da parte delle agenzie regolatorie competenti.
Nessuna congiura, nessuna macchinazione. Solo i tempi necessari a verificare l’efficacia della cura e garantire la salute dei pazienti.