Social media x ricercatori
Con l’affermarsi del libero accesso alle pubblicazione scientifiche, e l’ampia disponibilità di strumenti digitali, cresce anche l’adozione di nuovi modelli di diffusione dei contenuti e della loro valutazione. Primi fra tutti i social network, che sviluppano strumenti atti ad assolvere il delicato compito di accompagnare la diffusione dei contenuti scientifici in modo sempre più aperto, internazionale e interdisciplinare. Dai social media generalisti a quelli specialistici, passando per quelli tematici l’offerta è sempre più ampia, e per scegliere quello che fa al caso nostro dobbiamo prima determinare qual’è l’uso che vogliamo farne.
Se aspiriamo a un servizio tradizionale, e lo scopo è solo quello di velocizzare le ricerche e condividere documenti, lo strumento più adatto è Mendeley, un misto tra un servizio di condivisione bibliografica e un servizio di “content curation” accessibile anche attraverso le apps per Android e Ipad. In alternativa c’è il suo alter ego “open” Figshare, che ha le stesse caratteristiche, ma dove la condivisione è rigorosamente con licenza Creative Commons.
Per chi, invece, vuole addentrarsi in un network professionale il posto giusto è Academia.edu, uno strumento sicuramente più completo che permette di selezionare gli interessi di ricerca, condividere articoli, seguire temi e persone, visualizzare le statistiche delle visite ai propri contenuti e avviare collaborazioni.
Cerchiamo qualcosa di più simile a Facebook per scienzati? Il panorama web offre Research Gate , uno strumento dove accanto ai servizi tradizionali trovano posto le funzioni di socializzazione, quali la possibilità di creare un profilo professionale, aggiungere contatti, seguire attività, gruppi di discussione o utenti con interessi simili ai propri.
Anche i social media tradizionali hanno caratteristiche che ben si prestano alle necessità della ricerca. Il più comune è Twitter , un servizio di microblogging che attraverso l’uso di hashtag e liste aggrega microcontenuti da scorrere velocemente. E’ anche lo strumento principe per chi segue i convegni, perché consente di ottenere informazioni pratiche, avviare discussioni sui temi della conferenza , trovare collaborazioni, mantenersi in contatto con altri partecipanti.
Sempre più usato nel settore scientifico è Google+ , che è senz’altro lo strumento più versatile. Si può usare sia come un aggregatore di notizie, che come un social network, seguendo la cerchia di interesse o costruendone una. Ma le funzionalità più interessanti sono date dalle community che si formano intorno ad argomenti specifici, come ad esempio Biotechnology, e dagli hang-out ai quali si può partecipare sia per confrontarsi con altri pari, che per seguire seminari o aggiornamenti.
Anche se la maggior parte di questi social media “scientifici” hanno una struttura più simile a quella dei siti che alle bacheche dei social commerciali, stanno comunque acquistando una sempre maggiore popolarità, soprattutto tra i ricercatori più giovani, ed è ragionevole presumere che avranno un ruolo fondamentale nell’accompagnare le modifiche già in atto nell’editoria scientifica.