Lo strano caso della rondine in sovrappeso
In questi giorni potreste aver letto sui giornali cose del tipo: “dimenticate tutto quello che sapevate sull’obesità” o “grasso è anche sano”. Questi articoli fanno probabilmente riferimento ad una recente pubblicazione sul Journal of American Medical Association (JAMA) che dichiara quanto segue:
“Il grado uno di obesità non è associato ad un più alto rischio di mortalità, ed i soggetti in sovrappeso hanno un rischio significativamente più basso di morire prematuramente”.
Da qui, la traduzione mediatica: la ciccia ci salverà tutti.
Mettiamo i puntini sulle ‘i’: l’obesità nel suo insieme aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e di diabete. Ma è vero che c’é obesità ed obesità. Il metodo più usato per misurarla è l’indice di massa corporea (BMI), una semplice divisione tra il proprio peso ed il quadrato della propria altezza. A seconda del numero, potrete essere classificati come:
- sottopeso (BMI < 18.5)
- normo-peso (BMI 18.5 -25)
- sovrappeso (BMI 25 – 30)
- obesità grado uno (BMI 30-35)
- obesità grado due (BMI 35-40)
- obesità grado tre (BMI >40)
Come hanno fatto i ricercatori del National Center for Health Statistics in Hyattsville (Maryland – US) a dedurre che se prendiamo le sole persone in sovrappeso (BMI 25-30) esse avrebbero addirittura un beneficio sulla salute? Si chiama meta-analisi, e si usa per trarre conclusioni più ampie da tante, piccole conclusioni più piccole. I ricercatori hanno preso tutti i lavori già pubblicati su obesità e ne hanno selezionati 97. Poi ne hanno estratto i dati uno ad uno e messi tutti insieme, come una nuova e più grande ricerca sul campo, così comprendendo 2.88 milioni di soggetti. Messi tutti insieme, i dati porterebbero a pensare che alla fine essere un po’ sovrappeso sia quasi meglio che essere magri.
Bene, direte voi. Ma anche no.
Esistono eccellenti contestatori di queste conclusioni, uno tra tanti Walter Willett, direttore del Dipartimeto di Nutrizione della Harvard School of Public Health. Nel lavoro pubblicato su JAMA, i soggetti normopeso usati come “linea di mortalità base” sono in realtà un mix di persone magre sia perché in forma, sia perché fumatori, con malattie croniche o con patologie che portano alla perdita di peso corporeo. Questi soggetti avrebbero quindi di per se un più alto rischio di morte, e paragonare persone in sovrappeso con questi “soggetti controllo” è un po’ come vedere quale di due fiammiferi si esaurisce prima avendone uno mozzato.
È bene anche ricordare che, in scienza come non mai, una rondine non fa primavera. Altre due meta-analisi sono state pubblicate negli anni passati su Lancet e New England Journal of Medicine da gruppi del National Cancer Institute Americano e l’Università di Cambridge in Inghilterra. Questi lavori concludono che da sovrappeso in su, sussiste un più alto rischio di morte prematura. Certo, il rischio si muove da pochi punti percentuali se solo si ha qualche chilo extra, fin oltre il 30% se si soffre di una grave condizione di obesità.
Si, a volte la scienza è un bel casino. Nell’attesa che i ricercatori continuino a fare chiarezza sull’argomento, possiamo chiudere con un’osservazione che mette tutti d’accordo: l’assenza di movimento fisico è un riconosciutissimo fattore di rischio per la salute. Un rapporto stima che sia la causa di una morte prematura ogni dieci (tanto quanto il fumo di sigaretta).
Quindi indipendentemente dal vostro girovita, meglio che prendiate le scale.